Lettere dal Guatemala: l’arrivo. L’eterno sorriso

Dalla nostra inviata Città del Guatemala
Arrivata il 31 gennaio scorso in Guatemala, la prima cosa che mi ha colpito sono stati i colori. Sono una ragazza di diciannove anni che ha aderito ad un’esperienza di volontariato a Città del Guatemala, la capitale, in un centro che ospita bambini dai 3 ai 10 anni. Questa proposta mi è stata offerta da un amico di famiglia, un missionario di 70 anni che ha speso la propria vita aiutando ragazze guatemalteche e i loro bambini, creando anche gli spazi necessari per lo svolgimento del suo compito. Le prime due settimane le passerò a casa di una famiglia che mi aiuterà ad imparare lo spagnolo, lingua locale, e che mi farà fare la «turista» facendomi visitare luoghi di incredibile bellezza.
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Sono rimasta piacevolmente sorpresa da come le persone si dimostrino costantemente solari e socievoli, con il sorriso sempre stampato sul viso bronzeo e pieno di espressività. Ciò che mi è rimasto più impresso in questi giorni che sono qui è proprio questa loro spontaneità e semplicità che dalle nostre parti si coglie di rado. Non hanno nulla o poco niente eppure trovano sempre il modo di tirarsi su con la fede che molti portano con se. Una fede che non ho mai visto prima.
Le ragazze della mia età hanno già tre o quattro figli e i padri sono desaparecidos ovvero scompaiono dalla vita familiare molto facilmente, hanno una diversa concezione di vita e di responsabilità questo è sicuro!
È molto bello conoscere e avere a che fare con un mondo così lontano dal nostro, ti rende più «elastico», meno radicato al pensiero del tuo paese natio, migliore in un certo senso perché ti apre una serie di pensieri e possibilità che prima non avevi preso in considerazione.

Ilaria Bedin