Profughi, Brescia: lavoro gratis per l’ospitalità

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«I profughi che arrivano nel Bresciano devono lavorare gratuitamente per la collettività, in cambio dell’ospitalità». Così si è espresso Emilio Del Bono, sindaco piddino di Brescia. A parte l’ovvio sconcerto iniziale, una tale presa di posizione lascia intendere un’ignoranza di fondo della normativa: «Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge», spiega la Costituzione. Non citiamo volutamente, per non appesantire la lettura del pezzo, i provvedimenti e i trattati che sono stati stipulati successivamente. Il diritto d’asilo o lo status di profugo non sono un «favore» che lo Stato italiano fa agli immigrati, e non deve neppure essere uno «scambio»: ti offro ospitalità ma tu devi lavorare gratis per me. Ma ci rendiamo conto di cosa stiamo dicendo? Siamo i primi a non volere che gli immigrati – come chi scrive ha constatato in prima persona venerdì alla Prandina a Padova – passino le loro giornate a girovagare per la città che li ospita, però la soluzione non è certo quella di Del Bono: il lavoro senza retribuzione, detto anche «volontariato», come qualunque altro tipo di lavoro non può essere obbligatorio: possiamo discutere sul fatto che esista un effettivo «diritto al lavoro», ma è assurdo pensare che possa esserci un «dovere al lavoro». Nessuno dev’essere obbligato a lavorare, soprattutto gratis e per «risarcire» in qualche modo lo Stato che lo ospita. L’accoglienza non è un favore fatto agli immigrati, è un obbligo dello Stato che la prevede. Certo, l’Italia sta gestendo l’arrivo dei profughi nel modo sbagliato sia per mancanza di fondi sia per mancanza di idee, però questo non può influenzare il nostro discorso. La frase di Del Bono è, nel migliore dei casi, solo demagogia; forse dovrebbe anche lui restituire il suo stipendio da sindaco per risarcirci del tempo che ci sta facendo perdere.