MotoGp: un biscottone amaro?

Domenica si è celebrata la morte del MotoGp. Il nostro campione Valentino Rossi, dopo essere rimasto in testa alla classifica sin dalla prima gara, ha perso il mondiale, regalando la vittoria a Jorge Lorenzo.
Una vittoria sicuramente meritata quella del maiorchino, le sue sette vittorie e la sua velocità non lasciano dubbi. Non si può negare l’evidenza: lo spagnolo è un buon pilota.

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Ma allora qual è stata la pecca di questo mondiale? Perché tutti poi a fine gara, persino i piloti stessi, sono andati a fare i complimenti a Valentino? Non certamente per la condotta di Lorenzo, che sebbene abbia rilasciato alcune dichiarazioni al vetriolo in queste due settimane, si è sempre comportato correttamente in gara.
La pecca di questo mondiale ha solamente un nome: Marc Marquez. Sebbene non si possa certo provarlo, lo spagnolo sembra aver aiutato il suo connazionale a vincere il mondiale. Come? Stando attento a non superarlo e proteggendo la sua posizione, anche dai sorpassi del suo compagno di box Pedrosa. Ciò non può essere detto con l’assoluta certezza, e non mi sento di avallare a Marquez tutti gli addebiti che gli si muovono. Tuttavia, un ragionevole dubbio si è insinuato negli spettatori. Infatti, tempi su giro, condotta di gara e gli episodi successi nelle due tappe precedenti danno adito a tali interrogativi e inducono la pubblica opinione, o gran parte di essa, a credere che qualche scorrettezza sia stata commessa.
RossiD’altro canto Rossi, partito dalla 26esima posizione, ha dato il via ad una rimonta storica che lo ha visto tagliare il traguardo in quarta posizione, e che lo ha indubbiamente consacrato come l’eroe che tutti si ricordano, facendo tacere quelli che lo davano per finito. Tale performance lo eleva implicitamente sicuramente ex equo a Jorge Lorenzo.
Così diceva Senna nel 1991: «Sono contento per il titolo, dovrebbe essere un esempio per i piloti di oggi e per quelli di domani. Ma ho ancora in mente le ingiustizie che ho dovuto subire qui a Suzuka per le stupide ingerenze dei politicanti».
Quindi Rossi dovrebbe sentirsi rassicurato: tutti i grandi incontrano enormi ostacoli nella loro carriera, e tutti i più grandi campioni sono affrontati crudelmente degli avversari che vogliono batterli e superarli.
Purtroppo oggi il motomondiale si è macchiato forse in modo indelebile: mai si era visto, in uno sport individuale come questo, un pilota che ne appoggia un altro, suo rivale, favorendone la vittoria.
Ma ormai quel che è fatto è fatto, ci auguriamo che la bolla mediatica si sgonfi e che per l’anno prossimo torni la serenità in pista.