Aborto: basta scomuniche, ma il problema sociale rimane

Sotto papa Francesco, la Chiesa si sta avvicinando sempre più a una riconciliazione con la modernità, a un riconoscimento dei fatti e delle esigenze della società del nostro secolo. Prova ne è il prevedibile, ma non scontato, passo avanti segnato dalla lettera apostolica Misericordia et Misera che di fatto abolisce la scomunica per chi pratica l’interruzione volontaria di gravidanza ed estende a tutti i sacerdoti la facoltà di concedere il perdono a donne e medici che si macchiano di questo peccato.

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Perché peccato rimane, e «grave», dal momento che «uccide una vita innocente», come ha voluto ribadire il papa «con tutte le sue forze»; ma, ha proseguito, «con altrettanta forza posso e devo affermare che schermata-2016-11-22-alle-14-40-11non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre».
L’importanza di questa dichiarazione non riguarda soltanto la Chiesa – che può guadagnarne credibilità e consenso dimostrando di non essere intransigente e irragionevole su questioni che ormai fanno parte della quotidianità –, ma anche e soprattutto la società laica: sappiamo che in Italia la situazione è critica, i medici obiettori che rifiutano di praticare l’Ivg raggiungono percentuali inaccettabili (addirittura oltre il 90% in alcune regioni), e la possibilità di poter ottenere il perdono potrebbe rappresentare per loro un incentivo a rivedere la propria posizione. Ma Giorgio Vittori, presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia e medico obiettore, non è d’accordo: «Il concetto di misericordia non ha nulla a che vedere con la 194 [la legge che permette l’obiezione di coscienza, ndr]. Credo che ognuno debba avere la possibilità di esercitare la propria professione secondo la propria coscienza».