Qualcuno votò sul nido del cuculo

Chi scrive non osa sbilanciarsi sull’esito delle urne: aspetteremo questa notte con impazienza ma senza timori né speranze. Come nel film di Miloš Forman, quando si ha a che fare con malati di mente il risultato può essere imprevedibile. Ovviamente la stragrande maggioranza degli elettori voterà nel pieno delle proprie capacità mentali, però è possibile trarre un inquietante parallelismo fra Qualcuno volò sul nido del cuculo e il voto di oggi.

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Il risultato è imprevedibile sia perché sono tantissime le varianti in gioco (dalle promesse renziane alla personalizzazione voluta da Salvini ai danni dell’avversario), sia perché − ne siamo tristemente consapevoli − solo una minoranza degli elettori voterà perché approva o rifiuta la riforma costituzionale. La stragrande maggioranza dei cittadini esprimerà un parere distorto da fini paralleli ma non incidenti: qualcuno penserà che se Renzi perde il referendum spariranno gli 80 euro, qualcun altro penserà che basti la vittoria del «No» per spazzare via il premier e la sua cricca, e tanti altri metteranno una croce sulla scheda elettorale per diecimila altri motivi. Diecimila altre ragioni ugualmente inconsistenti.
Mettere insieme tutte queste variabili per cercare di fare una previsione è un po’ come cercare di prevedere l’edito della «rivoluzione» organizzata da Jack Nicholson in Qualcuno volò sul nido del cuculo: impossibile. Quindi ci mettiamo il cuore in pace in attesa degli esiti, senza illuderci o spaventarci. Questo non è un referendum normale: vuoi per il deleterio intervento di Renzi a favore della personalizzazione, vuoi per Salvini che ha preso la palla al balzo e ha trasformato il «No» in un voto contro il premier, vuoi per tantissime altre distorsioni, questo referendum non riguarda che marginalmente la riforma costituzionale.
Noi che abbiamo cercato per mesi di informare gli elettori nel merito del ddl Boschi ne usciamo sì sconfitti, ma ancor più consapevoli che gli slogan hanno un impatto molto più forte dei ragionamenti. E questo ci spaventa, più di una rivolta in un ospedale psichiatrico.