I ciclopi esistevano davvero in Sicilia… ma erano elefanti!

Il mito delle isole dei Ciclopi, che secondo le ricostruzioni geografiche dovrebbero corrispondere a un piccolo arcipelago di fronte alle coste siciliane, ha affascinato per anni gli appassionati dell’epica classica. Eppure dagli studi filologici effettuati sui testi non appare chiara l’origine dell’ispirazione che ha dato vita ai giganti con un occhio solo, nascosti negli anfratti rocciosi e pronti a divorare gli sventurati marinai dispersi. Semplice fantasia, dunque?
Non proprio, basandoci su alcuni ritrovamenti fossili avvenuti in Sicilia. Pare che sull’isola vivessero infatti 3 specie di… elefanti nani (Elephas mnaidriensis, Elephas melitensis ed Elephas falconeri). Nessuna delle tre superava il metro al garrese, e spesso sono stati ritrovati solo i crani degli animali, all’interno delle caverne, lasciando uno spunto per le leggende locali. In un cranio, per quanto grosso rispetto a quello di un uomo normale, un foro al centro della fronte poteva suggerire la collocazione di un immenso globo oculare, dove in realtà si sviluppa la proboscide. In fondo nessun abitante avrebbe visto animali del genere prima dell’arrivo di Annibale.
Ricordiamoci inoltre che gli occhi degli elefanti non si trovano in posizione centrale, bensì quasi laterale, e le cavità ottiche sarebbero potute benissimo passare per zigomi. Del resto la descrizione fisica del gigante appare molto scarna, considerando che la trasmissione orale del mito non prevedeva la memorizzazione di molti particolari, ma piuttosto la ripetizione di epiteti ricorrenti. Il risultato è che ogni mostro è descritto con termini simili e trapela solo l’idea che Polifemo e i suoi fratelli non avessero un grande charme, dovuto alla strana fisionomia che avrebbero avuto con quel cranio. Il mito contenuto nell’Odissea sarebbe quindi un tentativo di interpretare un ritrovamento paleontologico, come sostenne nel V secolo a.C. da Empedocle di Agrigento. Il filosofo riferisce la presenza di prove dell’esistenza di un’antica stirpe di uomini giganti a sostegno della veridicità del poema, descrivendo dei crani ritrovati nelle grotte siciliane.
Resta perciò questa la teoria più accreditata alla base del mito di queste creature, un equivoco nato per dei semplici elefantini: se non altro, Ulisse li avrebbe certamente trovati più amichevoli rispetto a una «orribile forma dell’armonia visibile, ragione negativa di ogni olimpica luce» (Odissea, libro nono). Per chi fosse curioso di vedere il «ciclope», il museo di geologia di Palermo custodisce i teschi meglio conservati.