Tertium datur: perché introdurre un genere neutro

Dalla nostra corrispondente Mälmo, Svezia
Nel 2018 la Svezia celebra i vent’anni dall’apertura del Comitato Nazionale per la Ricerca sul Gender, organizzazione governativa e punto di riferimento mondiale nel proprio campo. Molto è stato fatto in Scandinavia per integrare nei programmi scolastici di ogni livello le nuove scoperte acquisite in campo psicologico e sociale. E gli effetti si fanno notare!
Allo stesso tempo, difettano in Italia informazione e consapevolezza per una discussione articolata sulla teoria di genere, complice la struttura grammaticale della nostra lingua.
Come introduzione è doveroso specificare che la teoria del gender ha poco o nulla a che fare con preferenze sessuali, in quanto riguarda in primo luogo la nostra percezione di noi stessi come individui. Il fatto che un bambino nasca con organi sessuali generalmente riconosciuti come femminili o maschili non ne deve determinare l’identità sociale.
La dicotomia uomo/donna, quando analizzata razionalmente, non è altro che un costrutto sociale che per secoli ha permeato la cultura occidentale. Una mera convenzione che ci dimentichiamo d’aver adottato, come spesso dimentichiamo di avere il potere di rivisitare e cambiare le regole secondo cui viviamo.
Scindere la realtà infinitamente complessa e mutevole dell’identità umana in due nuclei opposti è allettante poiché semplifica la nostra vita sociale. Per questo, in quanto occidentali, tendiamo a suddividere la realtà circostante in luce e ombra, bene e male, uomo e donna.
Tenere occhi e mente aperti ci fa capire che categorizzare ogni persona con solo due opzioni a disposizione è restrittivo.
Il progresso umano avanza ed è consigliabile tenersi informati per abbracciare il progresso nel modo migliore.
Persino i simboli che usiamo per definire l’identità di genere si stanno adattando. Se ♀ rappresenta l’individuo femminile e ♂ l’individuo maschile, allora ⚥ simboleggia l’androgino e ⚲ viene usato per indicare neutralità di genere.
Il genere neutro è un passo vitale per acquisire la vera parità dei sessi, o meglio la totale irrilevanza del genere in ambiti lavorativi o ufficiali: salari equi e annullamento delle discriminazioni.
I talenti individuali sorprendono spesso e si posizionano trasversalmente fra i diversi individui. Sta alla nostra società favorire e tutelare la persona nella sua formazione, senza imporre o reprimere nulla. Se a ogni bambino viene data la possibilità di diventare un ballerino o una ricercatrice, senza restrizioni, svilupperemo una società armonica e coerente.
Non è semplice rinunciare a una convenzione comoda come quella della dualità maschio/femmina. Prima di tutto viene una consapevolezza personale che favorisce il cambiamento sociale a livello linguistico. La mia esperienza in Scandinavia mi ha insegnato molto a riguardo.
Nelle città svedesi, infatti, l´uso del pronome hen, forma neutra della terza persona singolare è già quotidiano. Vantaggio delle lingue inglese e svedese è che queste non impongono un genere grammaticale. Come in latino, in questi linguaggi la maggioranza degli oggetti inanimati non ha necessità di un genere; la parola tavolo è maschile in italiano, ma alle orecchie degli svedesi bord è parola neutra quanto table per gli inglesi.
Ogni linguaggio cambia, ed esiste ora una nuova suddivisione per genere nel caso di terza persona singolare (tabella a lato). La terza riga si sta lentamente introducendo nel parlato moderno dei due idiomi.
Questo fenomeno linguistico limita la polarizzazione di genere e influenza sia la percezione che la comunicazione interpersonale.
Il genere neutro esiste nell’immaginazione nordeuropea comune e definire un individuo «semplicemente» come persona non comporta nessun tipo di svalutazione, bensì rimuove i preconcetti presenti nel sociale.
Gli effetti della normalizzazione del pronome neutro sono incredibilmente positivi e liberatori.
Anche in questo caso, la dualità si rivela spiegazione pratica, ma semplicistica.