Ponte di inizio ‘900 a rischio crollo? Ci passano 600 mezzi pesanti al giorno

Fossano, Annone Brianza, Castelfidardo, Himera sull’autostrada Palermo-Catania e molti altri, sono esempi di una tradizione che sta pericolosamente prendendo piede in Italia: il crollo del viadotto.
Interventi inadeguati, scarsa manutenzione, rimpalli di responsabilità, appalti quantomeno discutibili e utilizzo di materiale scadente sono le cause più frequenti di questi fenomeni che interessano l’intero territorio nazionale e che minano seriamente la sicurezza di ognuno di noi.
Insomma la solita tremenda e italianissima minestra riscaldata, alla quale viene dato risalto per pochi giorni dalle cronache salvo poi sparire nell’enorme cassetto della burocrazia nostrana.
Una delle ultime avvisaglie di pericolo arriva da Gaiola, piccolo comune della Valle Stura in provincia di Cuneo, il quale vede innalzarsi sul suo territorio il ponte dell’Olla.
Questo viadotto, alto una sessantina di metri e lungo almeno un centinaio, costruito nei primi anni del secolo scorso per il superamento del fiume Stura è l’imbocco di una vallata che subisce il passaggio di circa seicento autocarri al giorno per via della presenza di un valico internazionale e di una notissima fabbrica di imbottigliamento, oltre che di numerose autovetture e mezzi pubblici di trasporto degli scolari.
La cronostoria di questa vicenda inizia il giorno 29 novembre 2017, quando la squadra manutentiva del comune rinviene quella che l’ingegnere di fiducia di Gaiola descrive come «presenza di una importante crepa nella muratura alta circa 10 metri accompagnata da una situazione di spanciamento del timpano, presumibilmente dovuta alla continua spinta laterale causata dal passaggio di mezzi pesanti e infiltrazioni di acqua». Lo stesso ingegnere dipinge poi la situazione come sicuramente seria, ma non valutabile senza una perizia dettagliata.
A seguito della segnalazione del Sindaco Fabrizio Biolè ad Anas, l’ente responsabile e proprietario del viadotto effettua un sopralluogo a opera di un ingegnere e un geometra di fiducia e garantisce a mezzo voce di questi «l’assenza di pericoli imminenti» (espressione che francamente non rincuora per via della vaghezza), rispondendo alla richiesta del primo cittadino e garantendo l’invio di una lettera che certifichi la loro deduzione da parte di un non meglio precisato collega competente. Lettera che arriverà senza alcuna spiegazione tecnica.
Risulta presente al sopralluogo anche l’ingegnere responsabile della Regione Piemonte, il quale dichiara però che la materia non è di competenza regionale e che, oltretutto, Anas, secondo gli archivi regionali, non sarebbe in possesso delle concessioni demaniali per quanto riguarda il manufatto in questione.
La risposta di Anas arriva soltanto il giorno 7 dicembre, quando ormai la notizia è di pubblico dominio e asserisce che il tecnico intervenuto avrebbe accertato che le fessurazioni riguarderebbero soltanto elementi superficiali che non presupporrebbero il rischio di crollo.
Riferisce altresì che si provvederà nell’immediato a effettuare interventi di manutenzione ordinaria.
Una risposta che comporta numerosi altri interrogativi al primo cittadino di Gaiola, che richiede perciò la documentazione riguardante le perizie effettuate per stabilire la non pericolosità della situazione, la copia del verbale del sopralluogo e la consistenza delle opere di manutenzione ordinaria.
Nessuna risposta.
Il giorno di Capodanno 2018, una cittadina segnala poi la presenza di numerosi detriti e frammenti di laterizi distaccatisi da un’altra arcata del ponte, procurando l’ulteriore preoccupazione della amministrazione comunale che si attiva subito per segnalare il tutto ad Anas, richiedendo all’ente se durante il sopralluogo di novembre avesse rinvenuto tali detriti.
Secondo notizie di poche ore fa, l’ente responsabile invierà dei tecnici (tra i quali un docente del Politecnico di Torino) per verificare la tenuta dell’opera il 15 gennaio, in concomitanza con il Question Time in Consiglio Regionale promosso da Gianna Gancia (Lega) sull’argomento.
Anche le altre forze politiche, dopo aver ricevuto la richiesta di aiuto del sindaco, avrebbero cominciato a muoversi, nello specifico l’ On. Chiara Gribaudo (Pd), il gruppo di consiglieri regionali del M5S, e Alberto Cirio (Fi).
Ci si augura che alla promessa di Anas venga dato seguito e che le perizie vengano svolte nel miglior modo possibile ma alcuni dubbi rimangono: può davvero un ponte progettato ad inizio ‘900 sopportare un numero così ingente di camion al giorno?
Può davvero essere considerato come di normale manutenzione un intervento del genere o si sottovaluta il pericolo?
E’ giusto che la collettività paghi per gli interessi privati?
Un tempo di intervento di circa 3 mesi di soli botta e risposta per corrispondenza, è consono per una situazione di questo tipo?
Nella speranza che si sia imparato qualcosa dai numerosi errori commessi in precedenza, rimaniamo a disposizione di chiunque voglia rispondere a questi interrogativi e seguiamo con interesse e preoccupazione la vicenda.