MotoGP, Marquez: il problema è chi non fa rispettare le regole?

Da decenni lo sport emoziona chiunque lo guardi con l’occhio di chi si immedesima nelle ansie e nelle gioie della competizione. Da sempre il mondo del motociclismo appassiona per i sorpassi compiuti con una precisione chirurgica alla massima velocità consentita, per le sportellate e per i colpi di scena.
Oggi però sembra che il mondo dello sport si sia perso in un turbine di critiche e scorrettezze presunte, o considerate tali, che portano le due ruote ad un livello mai visto prima che potrebbe distruggere quel sottile fair play che tanto amano gli appassionati.
Domenica 8 aprile, nella seconda tappa della MotoGP, si è consumata e riaccesa la fiamma di una guerra che con tanta fatica si era sopita in questi anni: quella tra Valentino Rossi e Marc Marquez.
Di sicuro non è la prima volta che nel mondo dello sport i grandi campioni si incontrano e si scontrano in modo molto acceso. Basta riportare alla mente gli innumerevoli scontri tra Prost e Senna, o per esempio l’episodio clamoroso che risale al 1992 in cui Senna fronteggiò in modo molto focoso e accorato l’allora giovane Michael Schumacher che, con la sua Benetton-Ford, nel Gran Premio di Francia lo aveva buttato fuori pista.
La gara di domenica non comincia nel migliore dei modi. Alla partenza, mentre tutti i piloti sono pronti a scattare come molle allo spegnersi del semaforo, a Marc Marquez si spegne improvvisamente la moto.
Il regolamento, in questo caso, sembra essere chiaro: se la moto di un pilota malauguratamente si spegne nella linea di partenza, quest’ultimo è costretto a rientrare ai box e a ripartire dalla loro linea.
Invece, prima della gara, il pilota spagnolo «si dimentica» della nota regola, riaccende la moto, va in contromano per tornare nella sua casella e si prepara per la partenza.
Le regole decretano che per un caso di questo tipo è necessaria l’esposizione della bandiera nera e la squalifica immediata. In questo caso la direzione di gara decide invece di sanzionare Marquez con un ride through. Questa condizione mette Marc nelle condizioni di dover scalare dall’ultima posizione tutta la classifica per poter vincere la gara. Questa punizione ha portato il pilota in una situazione di nervoso e ansia che ha condotto lo spagnolo a sorpassare gli avversari in modo veloce, sbrigativo e aggressivo. Ed è proprio in questi attimi che si consuma la catastrofe: Marquez centra quasi del tutto Espargarò e fa rovinosamente cadere Valentino Rossi che si trovava in quinta posizione.
La direzione di gara decide di penalizzare il rider, dapprima facendogli cedere la posizione ad Espargarò, nel secondo caso affibbiandogli 30 secondi a fine gara, facendo collezionare a Marc 0 punti.
Secondo Valentino Rossi «Marquez sta distruggendo il nostro sport perché non ha rispetto per nessuno. È recidivo, corre così con tutti». Il campione italiano ha dichiarato di avere «paura di stare in pista con lui» e di non sentirsi «tutelato dalla Direzione di Gara» perché «lui fa quello che vuole e lo fa con tutti». Rossi riconosce che tutti nella storia del motociclismo, compreso lui stesso, hanno sbagliato, ma la sua rabbia deriva dalla recidività dalla continua aggressività non giustificata dello spagnolo.
Marquez, di rimando, sostiene che non vi è intenzionalità nella sua manovra, e che «quello che è successo con Valentino è stato causato dalla pista bagnata». Secondo lo spagnolo alla partenza sono stati i Marshall a permettergli di tornare in pista e per quanto riguarda l’incidente con Rossi Marc ha dichiarato: «Ho sbagliato, ma è un errore che può accadere a chiunque perché guidiamo sempre al limite. Andrò sempre al limite, non cambierò il mio Dna».
Forse non si può avere la certezza del dolo da parte di Marquez, ciò che risulta però essere evidente, se gli eventi vengono analizzati in modo razionale e se si considerano anche gli episodi del passato, è che la ripetitività degli errori del pilota e la sua relativa sicurezza potrebbero superare il limite massimo.
Forse se in MotoGp la direzione di gara diventasse più severa e applicasse le regole in modo tempestivo e neutrale, allora i diverbi calerebbero e il limite rientrerebbe in quel limbo accettabile che riporterebbe in sicurezza lo sport a due ruote.