L’animale col cervello più simile a quello dell’uomo? Non è la scimmia

Il cervello umano è il circuito elettrico integrativo più complesso e perfetto che esista in natura. Esso è il centro regolatore non solo del pensiero astratto e delle emozioni, ma anche della coordinazione motoria e dei riflessi viscerali. È ciò che rende l’uomo sapiens, ciò che ci fa sentire così superiori agli altri esseri viventi con cui condividiamo il pianeta. Ma quale caratteristica così unica possiede l’encefalo umano? Quanto siamo realmente diversi dalle altre specie animali?
A livello dei meccanismi di sviluppo, non c’è alcuna differenza rispetto agli altri mammiferi. Il cervello in un topo si sviluppa esattamente con le stesse modalità che vediamo in un embrione umano. Ciò che cambia è il tempo: in un topo il numero totale di cellule viene prodotto in 4 o 5 giorni, nell’uomo vengono dedicati almeno 100 giorni a questo processo, definito neurogenesi. Questo lungo periodo di crescita permette alla corteccia umana di avere aree sensitive e motorie più estese in modo da sostenere l’aumento dei recettori tattili periferici, l’andatura bipede e lo sviluppo della fonazione. Tuttavia, la reale peculiarità della mappa corticale dell’uomo è la presenza di numerose aree associative, cioè porzioni che non sono soltanto sensitive o motorie ma accoppiano funzionalità diverse e consentono tutte le attività cognitive superiori (le più importanti sono per esempio la prefrontale e l’orbitofrontale, deputate alla pianificazione comportamentale in risposta a stimoli esterni, anche emotivi).
Sebbene spesso si ritenga che la specie umana sia lontana dagli istinti animali, molte delle reazioni fisiche che sperimentiamo in risposta alle emozioni sono il risultato del processo evolutivo: la rabbia, per esempio, era utile a stimolare la competizione per procurarsi il cibo; la paura mette in moto numerosissimi meccanismi che preparano l’organismo a un combattimento o a una fuga (classica reazione «fight or flight»). Queste sensazioni sono spesso più forti della ragione: sono coordinate da aree più profonde dell’encefalo e filogeneticamente più antiche, quindi hanno un impatto maggiore.
Qual è l’animale che ha il cervello più simile a quello dell’uomo? Al contrario di quanto molti pensino, non è affatto la scimmia. Per determinare l’intelligenza di un organismo, un indicatore frequentemente usato è il coefficiente di encefalizzazione (QE), calcolato come il rapporto tra la massa del cervello e la dimensione encefalica predetta per quella specie in relazione al corpo. L’uomo ha un QE di 7, mentre la scimmia di circa 2: l’animale che più si avvicina, con QE di 6, è il delfino. Secondo recenti studi, infatti, esso è l’essere vivente che riesce a comprendere meglio il linguaggio umano e ha maggiore coscienza di sé.
Insomma, il cervello umano è un perfetto prodotto dell’evoluzione ma non è radicalmente diverso da quello delle altre specie animali: il segreto è avere qualche fondamentale funzionalità in più, che comunque non rivoluziona particolarmente l’organizzazione encefalica. Addirittura il numero dei neuroni, pur essendo molto più elevato di quanto atteso rispetto ai roditori, resta in linea con gli altri primati.