Il Comicon di Napoli raccontato da una cosplayer

Dal 28 aprile al 1 maggio a Napoli si terrà la XX edizione del Salone Internazionale del Fumetto e del Gioco. In occasione della fiera giungeranno appassionati di fumetti da tutta Italia e da tutto il mondo. In quei giorni la città sembra diventare l’ambientazione di un cartone animato. Nei mezzi di trasporto pubblico, dalla Circumvesuviana alla Cumana capita di vedere ragazze e ragazzi vestiti e truccati come i personaggi degli anime. Per rendere meglio la magia che aleggia in questo ambiente abbiamo raggiunto telefonicamente la cosplayer Caterina Marrone.

Ciao Caterina, in rete ho visto delle foto in cui sei vestita come dei personaggi di anime giapponesi e ne sono rimasto molto affascinato. Tu che sei un’appassionata, ci racconteresti cos’è il Salone Internazionale del Fumetto e del Gioco e come è nata questa tua passione?

Il Comicon è una fiera dedicata ai giochi e ai fumetti, dove si presentano anche anteprime di film. Ci sono aree dedicate ad anime giapponesi, ma anche a fumetti americani, a rappresentazioni medievali, a giochi di ruolo. Insomma, ce n’è per i nerd di tutti i gusti! A me fin da piccola sono piaciuti i cartoni animati. Inizialmente guardavo Sailor Moon, poi ho iniziato a guardare Pesca la tua carta Sakura. Adoravo il modo in cui era disegnata e la disegnavo anch’io. La cosa particolare era che lei cambiava vestito ad ogni puntata ed io ero innamorata di ogni vestito che indossava e dicevo che da grande anche io avrei fatto e indossato quei vestiti, senza sapere cosa fosse il cosplay. In famiglia peraltro c’erano due anziane cugine di mio padre che erano sarte e cucivano dei vestiti di carnevale molto complessi. A me piaceva toccare le stoffe e guardarle mentre lavoravano.

Ci racconteresti qualcosa in più sul cosplay e sul come hai cominciato a farlo?

Cosplay è una parola composta da costum e play, dove play è inteso come recita, per cui si tratta del making del costume e dell’interpretazione del personaggio. Come tante cose è nata in giappone, ma si è diffusa ovunque. La gente lo fa per passione, ma anche per una questione di autostima. Quando nel 2009 ho cominciato a farlo, infatti, mi sentivo molto più sicura di me ed era un modo per socializzare, in quanto, quando incontravo una persona vestita come me capivo che avevamo la stessa passione, interpretavamo lo stesso personaggio, avevamo qualcosa di cui parlare e potevamo passeggiare insieme per gli stand delle fiere. Inizialmente io ero una crossplayer, cioè interpretavo personaggi del genere opposto al mio, fino a quando, nel 2012, ho interpretato Sakura. Lo facevo anche perché i personaggi femminili sono rappresentati sempre molto scoperti, ma io mi chiedo perché un maschio possa avere un’armatura superfiga e una donna debba indossare un bikini. Purtroppo in questo ambiente c’è anche molto bodyshaming. Persone che non hanno una corporatura come quella dei personaggi che interpretano vengono prese di mira, ma la cosa fondamentale è far capire che non si interpreta un personaggio per gli altri, bensì per se stessi e per il piacere di rappresentare il personaggio che si ama.

Grazie per averci raccontato l’incanto di questa tua passione, per averci catapultato in un mondo fantastico e per averci fatto riflettere sugli standard che sono presenti anche in questi ambienti. Noi ci vediamo a Napoli per il Comicon! A proposito, che personaggio interpreterai quest’anno?

Quest’anno interpreto uno dei personaggi del gioco Love Live.