Dante, precursore della friendzone

Durante degli Alighieri nacque a Firenze nel 1265, dalla madre Donna Bella degli Abath e dal padre Alighiero di Belliccione. Già da giovane, all’età di diciotto anni, scrisse parole in rima con Guido Cavalcanti, un poeta e scrittore già affermato all’epoca. Al centro dell’interesse culturale di Durante Alighieri si trovò la poesia volgare italiana, la poesia provenzale e la poesia latina; riesce così ad applicare tematiche specifiche a più linguaggi diversi, comparandoli e migliorandoli.

Analizzando le maggiori opere di Dante, Vita Nova e Commedia, risulta ad occhio nudo la concentrazione dello stesso verso una figura femminile, Beatrice.  Beatrice è in realtà Bice Portinari, figlia del ricco banchiere Falco Portinari e già promessa sposa di Simone de’ Bordi. Dante, che a 12 anni era anche lui promesso sposo di Gemma Donati, ebbe tre figli da quest’ultima, di conseguenza la sua vita terrena non consisteva nel corteggiamento di Bice, certo, l’avrà vista alcune volte, ma ciò non ha portato la conoscenza della persona in sé, perciò la maggior parte delle volte che Dante ne descrive i comportamenti, i gesti, i sentimenti, parte da un vissuto immaginario.

Possiamo risalire agli incontri e ai sentimenti di Dante verso Beatrice grazie alle sue opere. Il primo incontro con Bice avvenne quando lui ebbe nove anni e nove mesi, mentre lei aveva nove anni e tre mesi. Da quel momento non la scordò più. «Apparve vestita di nobilissimo colore umile e onesto sanguigno, cinta e ornata a guisa che alla sua giovinissima etase si convenia »(Vita Nova 1,3). Il numero nove ed il umero tre ricordano rispettivamente il significato del Miracolo e della Trinità. «Vita Nova» è un insieme di poesie scritte in varie fasi della vita di Dante , che vengono così riunite in una sola opera a partire dal 1290, dalla morte di Bice. L’intero testo è stato programmato e strutturato in base alle emozioni temporali che Durante prova per beatrice, che ad un certo punto sembrano quasi opporsi.

Mentre la prima emozione consiste nel vedere Bice come una donna beata in seguito ad un saluto che lei rivolse a lui all’età di 18 anni, la seconda riguarda un falso sentimento opposto che porta Dante a non corteggiarla più, in quanto in sogno gli rivelò che lei stava per morire. L’amore per Bice è ancora presente, ma è un amore fine a sé stesso, che non cerca nulla in cambio. In seguito alla morte vera di Beatrice, Dante non descrive più la persona che amò, ma riesce a creare un rapporto tra sé e l’anima di quest’ultima. Si potrebbe definire una figura angelica, quasi un miracolo, e questa è la terza emozione. È proprio quest’ultimo punto che accomuna l’opera «Vita Nova» con la «Commedia», definita in seguito «Divina» da Boccaccio.

Il nome Beatrice significa «Colei che rende beati», o che invita coloro che avevano peccato a redimersi: è in quest’ultima accezione che si specchia il volto e l’anima di Dante, ovvero attraverso questa metafora Dante vede in Beatrice l’ultimo mezzo con il quale potrà arrivare a Dio. Sarà lei, difatti, a guidare Dante nel Paradiso. Nell’ultimo canto del Paradiso, Dante racconta della Trinità, anche in questo caso fa riferimento a Beatrice e al suo corpo vicino a Dio: «A l’alta fantasia qui mancò possa; ma già volgeva il mio disio e ‘l velle,
sì come rota ch’igualmente è mossa l’amor che move il sole e l’altre stelle».

L’amore di Dante verso Beatrice è un sentimento non reciproco, un sentimento che ha portato Dante a rinnegarlo pur di non affrontare la verità, ovvero ammettere che non era corrisposto. Un amore solitario che parla del suo essere vuoto, lasciando così uscire tutto sé stesso, come un fiume in piena che non incontra un bacino in cui fermarsi. Sarà solo la poesia, così, a incanalare questo fiume, verso un’unica meta che non incontrerà mai.