Il criptoportico: soluzioni dall’Antica Roma

Oggi, quando inizia a fare caldo, accendiamo l’aria condizionata o il ventilatore. Se fa troppo freddo, attiviamo stufe, caminetti o sistemi di riscaldamento. Proviamo ora a sottrarre l’elemento corrente elettrica e ad aggiungere l’elemento arco. Mettiamoci nei panni di alcuni tra i più brillanti dei nostri antenati, muniti tanto di creatività quanto di senso pratico: gli antichi Romani. Comprendendo vasti territori, c’era da affrontare ogni genere di clima e i più vari eventuali problemi, adattando le proprie costruzioni di conseguenza.

Durante le torride estati mediterranee e nella dilagante umidità della pianura padana, sarebbe stato meraviglioso poter continuare a godersi feste e banchetti, a passeggiare e discutere con amici, nemici, avversari politici, preziosi alleati o semplicemente con i propri parenti. Ma com’era possibile se per strada si rischiava di svenire sotto a un cocente sole o di perdersi e quantomeno ammalarsi nella nebbia? Rimanere all’interno degli edifici, soprattutto di quelli maggiormente estesi, sarebbe stato perfetto, se solo all’interno le temperature non fossero state comunque insostenibili. Ecco che in soccorso dei nostri avi venne, ancora una volta, l’arco. Si era già dimostrato adatto a ponti, acquedotti, cupole e porticati. Struttura solida, in grado di reggere pesi incredibili, è anche versatile, ma sopratutto componibile: più archi in successione creano una volta a botte, così chiamata perché ricorda una botte divisa a metà. Volendo, due volte a botte incrociate a formare una x, possono dare vita alla volta a crociera, molto utilizzata non solo dai Romani, ma per molti secoli a venire.

Le proprietà dell’arco sono dunque molte e potrebbero aiutare anche in questo caso. Ma quale sua versione e come usarla? L’ispirazione forse viene proprio da strutture già presenti: i porticati. Lungo alcune vie, attorno alcuni edifici e all’interno di molte domus e villae romane se ne fa già uso. È un ottimo collegamento intermedio tra l’esterno e l’interno, come i templi dei Greci hanno già insegnato ai Latini. Però là fuori proprio non si riesce a stare, troppo caldo o troppo freddo. Edifici che si sviluppino verso l’alto ne abbiamo già molti, ma verso il basso? E se, letteralmente in fondo in fondo, non potesse offrire rifugio? Molti animali creano la propria tana sottoterra. Gli ingredienti ci sono quasi tutti a questo punto: sarà una galleria porticata, ma sotterranea, con soffitto a volta a botte, in modo da sostenere i piani superiori.

Manca, però, ancora un qualcosa: solitamente il collegamento con l’esterno avviene tramite i colonnati, ma sottoterra non basterebbero. L’illuminazione potrebbe avvenire con delle lanterne, ma potrebbe essere più uno spreco che altro e l’aria, già scarsa, potrebbe diventare insufficiente e irrespirabile. Un cunicolo del genere non è degno di un Romano, che certo non andrebbe a nascondersi in una buca sottoterra, per quanto ben architettata. Colpo di genio: fori simili a finestre, che possano far confluire la maggior quantità di luce e aria possibile, senza però che entrino anche calore, umidità e pioggia. Un po’ come il materiale traspirante della Geox, ma tutto in una sola apertura, più piccola verso l’esterno e che vada allargandosi verso l’interno, ovvero quella che si definisce «a bocca di lupo». Aggiungendo delle semplicissime canalette il gioco è fatto, anche l’acqua piovana si può far defluire e il criportico, ovvero il porticato nascosto sotto terra, ha preso forma. Durerà a lungo, in molti lo potranno vedere.
E dopo averne realizzati tanti qui nelle calde terre del Sud, da Pompei, si potrà applicare questa soluzione geniale anche nel resto dell’Impero, fino a Vicenza e Sirmione. Alcuni saranno pubblici, ma forse ne serviranno anche un paio di privati, per un qualche riccone in cerca di un luogo tranquillo per discutere di affari, magari.