Nasce il Partito di Renzi, figlio dell’ego di Matteo

Nelle redazioni dei giornali e nelle «stanze dei bottoni» se ne parlava ormai da un anno e alla fine è davvero successo. Matteo Renzi, l’uomo che sfotteva quelli di LeU («Ulteriori scissioni non sono possibili perché abbiamo finito le sigle»), ora si mette in proprio. Vuoi per voler essere il segretario di se stesso, vuoi semplicemente per far parlare di sé, l’ex premier si riconferma il bambino che quando al campo di calcio trova avversari troppo bravi per lui prende la palla e se ne va.

«Il Pd non è più la mia casa», ha detto Renzi. E il momento dell’addio è davvero bizzarro: l’ex premier è stato tra i primi dem a far avvicinare il partito ai 5 Stelle per un secondo governo Conte. Ora partiranno in settimana i gruppi parlamentari, poi dovrebbe essere il momento del nuovo partito. Che rapporto avrà questo fantomatico PdR (Partito di Renzi) con il governo? Sarebbe assurdo che si mettesse all’opposizione, ma difficilmente si accoderà ai dem.

Al di là di qualunque risvolto politico della vicenda, quando si parla di Renzi è sempre centrale Matteo, con la sua psicologia e la sua incapacità di soggiacere a qualcuno diverso da se stesso. Da segretario e da premier, dopo le miracolose elezioni Europee 2014, il diversamente statista fiorentino non ha portato a casa una vittoria, anzi ha collezionato una sequela di sconfitte culminata nel disastro (per lui) del referendum costituzionale del 2016. La verità è che, pur essendosi sempre dichiarato uomo del fare (riforme, anche solo per il gusto di farle), Matteo Renzi è l’uomo dell’essere, anzi dell’esserci, ci perdoni Martin Heidegger.

L’ex premier, spregiudicato e ondivago come lo conosciamo da anni, ha come unica prerogativa essere sempre protagonista, far parlare di sé e magari rilasciare interviste per parlare di se stesso. Per questo motivo la notizia del suo addio al Pd non stupisce nessuno, visto che tra gli addetti ai lavori era già cosa nota, semplicemente non si sapeva quando. Ora vedremo come nascerà questo PdR (e soprattutto come si chiamerà), consapevoli che ci sono grosse probabilità che significhi per Renzi un ulteriore passo verso l’irrilevanza politica.