Come sassi- Partenza improvvisa

Era un pomeriggio caldo e afoso. Se non fosse stata in riva alla spiaggia, June non avrebbe nemmeno potuto godere di quella minima brezza che il mare le stava riservando. Poche persone avevano osato arrivare fino alla costa, per paura del viaggio dentro a quel forno con cottura in umido. Questo faceva sì che la spiaggia non fosse molto popolata, aggiungendo quel fascino di apparentemente incontaminato all’ambiente. Poche sdraio, pochi ombrelloni e qualche sombrero erano le uniche cose a interrompere la linea perfetta del mare, con l’acqua solcata da poche timide onde intontite dal calore estremo.

June sapeva di essere in uno dei pochi luoghi su Eusia ancora vivibili, ma cercava di non farsi prendere dall’ansia e di viverci godendoselo. Fin da piccola aveva cercato di seguire tutte le indicazioni del Regno per la salvaguardia dell’ambiente, ma aveva sempre l’impressione che non bastassero.

-piantate nuovi alberi

-fate la raccolta differenziata

-fate la doccia invece che il bagno

-riutilizzate

-fate compostaggio

-installate pannelli solari

-acquistate auto ibride o elettriche

-ricordate di chiudere i rubinetti

-…

Stava pensando a tutto questo lungo elenco di consigli più o meno utili e più o meno attuabili, a quali avesse già messo in pratica e quali no, quando vide una barca marroncina e grigia avvicinarsi alla casetta al suo lato sinistro. Inizialmente non ci fece granché caso, ma poi vide dei tizi scendere veloci e determinati. Senza che quasi se ne rendesse conto, pochi secondi dopo era sulla loro barca e qualche minuto ancora e questa era già in mezzo alle onde, a sfrecciare a una velocità che non permetteva nemmeno di pensare di scendere da lì tuffandosi.

La situazione era delle più strane. Con un’angoscia che le si annodava nello stomaco e cresceva come un groviglio fino alla gola, si trovò a pensare che l’avessero rapita e la stessero portando chissà dove. Aveva letto storie terribili di ragazze portate via alle proprie famiglie per poi essere inserite nel traffico di persone e/o nel giro della prostituzione. Era terrorizzata per questa idea, rafforzata dalla presenza di un gruppetto di altre compagne di sventura, che sembravano avere la sua stessa età. La cosa più strana era che i presunti rapitori se ne stessero al comando della barca senza troppo preoccuparsi delle ragazze, se non per qualche breve occhiata piena di ira e un non so ché di rimprovero nello sguardo. Come se ad essere in errore fossero le ragazze e non questi tizi. E la convinzione era tale che ormai tutti sembravano stare a questa versione della storia e June e le altre stavano a testa bassa con aria colpevole, alzando gli occhi ogni tanto per guardare fuori, sperando di ottenere indizi su dove fossero diretti, oppure incrociando le suddette espressioni severe di quelli che rimanevano i loro rapitori, per buoni o cattivi motivi che avessero. 

Poi la videro. Iniziarono a scorgere la marea marrone già da lontano. L’accumulo di foglie marcescenti non osava decomporsi in altro modo che non fosse il marrone. Vapori sulla stessa sfumatura si alzavano dall’immensa creatura di fango e rimasugli di quella che era stata una rigogliosa foresta. Appassita in fretta, crollata ancora più velocemente, spogliata e travolta da quel mare imbizzarrito. Eventi come secche, desertificazioni rapide, bonacce e maremoti si erano fatti molto frequenti su Eusia. Anche le eruzioni non erano più una cosa molto circoscritta.

Il tutto era accaduto 12 anni prima, ma la massa marrone si nutriva di tanto in tanto di nuovi eventi molto simili e nuovi pezzi di foresta se ne andavano, forse per sempre.

June non sapeva più che pensare. Volevano ucciderle lì in mezzo? Lasciarle a morire in quelle lande desolate come punizione per chissà quale cosa…o volevano far perdere le loro tracce? Era la cosa più vicina a un barlume di ragione. Eppure aveva la sensazione che ci fosse qualcos’altro, mentre entravano tra quelle nebbie di palude. Da quel momento in poi, in effetti, June non seppe più dire se fossero allucinazioni o realtà ciò che vide.