Salvo Lima, i retroscena del suo omicidio – Parte 3

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Salvatore Cancemi, anche lui pentito, dichiara che alla riunione di metà dicembre erano presenti Riina, Biondino, Brusca, Ganci Raffaele. Interrogato su come si svolse quella riunione e su chi fossero i primi personaggi eccellenti che dovevano essere uccisi, Cancemi rispose che Riina volle uccidere per primo Salvo Lima e successivamente Falcone e Borsellino; difatti, si ricorda che Riina disse: «Facciamo questo che poi pensiamo per Falcone…». Fu nelle riunioni successive, ovvero quelle in cui il discorso si faceva «più forte» che si decise, nell’intervallo tra i mesi di febbraio e marzo, ovvero subito dopo la Sentenza del Maxiprocesso, il giorno in cui compiere l’omicidio dell’onorevole, confermando così veritiere le dichiarazioni di Brusca sul fatto che gli omicidi sarebbero cominciati dopo la sentenza sul maxiprocesso.

Ad avvalorare la tesi che Salvo Lima avesse fatto parte e fosse venuto in contatto con esponenti di Cosa Nostra durante i suoi incarichi istituzionali ci sono gli atti della Commissione Parlamentare Antimafia del 1976, nei quali il Giudice Terranova dichiara che l’allora Sindaco di Palermo, Salvo Lima, era conoscente del boss mafioso Salvatore La Barbera: «Restando nell’argomento delle relazioni è certo che Angelo e Salvatore La Barbera, nonostante il primo lo abbia negato, conoscevano l’ex sindaco Salvatore Lima ed erano con lui in rapporti tali da chiedergli favori […] Basti considerare che Vincenzo D’Accardi, il mafioso del «Capo» ucciso nell’aprile 1963, non si sarebbe certo rivolto ad Angelo La Barbera per una raccomandazione al sindaco Lima, se non fosse stato sicuro che Angelo e Salvatore La Barbera potevano in qualche modo influire su Salvatore Lima. Del resto, quest’ultimo ha ammesso di avere conosciuto Salvatore La Barbera, pur attribuendo a tale conoscenza carattere puramente superficiale e casuale». 

Salvo Lima venne ucciso la mattina del 12 marzo 1992 da Francesco Onorato, dopo un inseguimento a piedi, a causa di alcune ferite causate da arma da fuoco.
Così racconta Onorato, una volta pentito, lo svolgersi dell’azione esecutrice: «Noi eravamo armati. Indossavamo giubbotti antiproiettile. Appena lo abbiamo visto ci siamo avvicinati alla sua auto, Lima era con altri due (Nando Liggio e Alfredo Li Vecchi, rimasti illesi ndr). D’Angelo che era con me era emozionato, li ha sorpassati troppo. Così mi sono girato e gli ho sparato dei colpi di pistola per bloccarli. Sono sceso dalla moto, ho inseguito Lima e gli ho sparato». A dare l’ordine di uccidere Lima, secondo Onorato, sarebbe stato Salvatore Biondino, che lo definisce come «l’ambasciatore della Commissione di Cosa Nostra» (Dichiarazione presente nell’articolo de La Repubblica-Palermo.it del 27 febbraio 2017).

È necessario precisare che successivamente alla riunione di metà dicembre, indicata come quella meno estesa ma che indicava l’inizio dell’organizzazione della stagione stragista, ne vennero compiute altre con un carattere meramente organizzativo sugli attentati da compiere e in che modo dovessero essere compiuti. Inoltre, durante queste riunioni, i vari mafiosi presenti avevano facoltà di indicare ulteriori e nuovi nomi da inserire nella lista delle persone da uccidere, e tra quelli indicati risultarono anche gli onorevoli Purpura e Vizzini, il questore La Barbera e il procuratore Grasso.

[Il presente articolo è il terzo di tre riguardanti il tradimento e l’uccisione di Salvo Lima da parte di Cosa Nostra. Sono collegati al progetto Turing, a cura di Tito Borsa e Simone Romanato]