Noi umani: interconnessi e dinamici per natura

Oggi si propone qualcosa che in un certo senso ha a che fare con la situazione attuale, ma che dovrebbe riuscire anche a portarci un po’ più in là con il pensiero.

Abbiamo tutti presente quel momento in cui a scuola ci viene chiesto di citare la data d’inizio dell’età moderna? Il 1492, scoperta del Nuovo Continente.

Oggi siamo addirittura arrivati a cercare in questa data l’inizio della globalizzazione, come se da quel momento gran parte del mondo avesse cominciato a connettersi e fosse rimasto perfettamente scollegato e isolato dagli altri fino all’istante precedente. Ebbene, avrete sicuramente notato in questi giorni quanto per noi esseri umani possa risultare difficile e limitante rimanere nelle nostre case. Gli stimoli ad uscire sono tanti e non starò qui a nominarli per evitare che qualcuno impazzisca per tentazione di muoversi di casa. Crediamo davvero, allora, che qualche secolo fa i nostri antenati avessero la tendenza a rimanersene fermi fermi dove stavano? Certo, non tutti magari, non generalizziamo, ma teniamo conto che l’essere umano per natura non è certo un sedentario come saremmo forse portati a pensare oggi. La nostra tendenza ad esplorare, incuriosirci e spostarci per le più svariate ragioni, ci contraddistingue da sempre.

Questo è solo un indizio che ci potrebbe far arricciare il naso e portare a vedere se, per caso, già ben prima del 1492 non fossimo connessi in tanti e vari modi diversi. Sono certa che dicendo le parole via della seta qualcosa in voi potrebbe già essersi illuminato. Magari un nome, come Marco Polo o un titolo, come quello della sua opera, vi sarà apparso alla menta. Ebbene, egli visse tra il 1254 e il 1324, ben prima della fatidica data. Questo significa che, anche senza andare a scomodare Vichinghi o altre popolazioni che più o meno leggendariamente sarebbero giunte in America prima ancora che avesse questo nome, possiamo tranquillamente affermare che delle connessioni fuori dall’Europa di oggi già esistessero.

In particolare, devo riportarvi tutta la nostalgia che ho provato nello studiare l’incredibile percorso che uomini (fra cui in realtà purtroppo anche schiavi) e merci facevano lungo la via della seta e i suoi eventuali tragitti.

Si partiva dalla Cina, sì proprio dalla Cina, con prodotti quali l’immancabile seta, il riso e le famose porcellane. I porti potevano essere quelli di Macao, Guangzhou e Quanzhou. Da lì si andava o direttamente verso il Mar Nero per la via carovaniera o verso l’attuale Indonesia, conosciuta come le Molucche. Se ci si fermava alle Molucche si potevano aggiungere spezie, cannella e noce moscata, acquistate dai mercanti dell’Indocina, che le portavano in India. Dall’India e dallo Sri-Lanka (ricordate? quello che fu interessato dallo tsunami del 2004) venivano aggiunti cotone, indaco e diamanti e i prodotti prendevano due strade. La prima andava verso il Golfo Persico attraverso Hormuz, poi a Bassora e poi Baghdad (anche questa città ci è familiare, no?) e Damasco e Aleppo (sì, entrambe si trovano nell’attuale Siria). La seconda strada prendeva, invece, la via del Mar Rosso attraverso Aden, il Cairo e Alessandria d’Egitto, dove potevano essere aggiunti stoffe e tappeti persiani. Avveniva lì l’importante incontro con i prodotti europeo, fra cui anche qualche tessuto in lana, molto richiesto nell’impero Ottomano (ci risuona Turchi-Ottomani, vero?), ma soprattutto l’argento dalla Germania e l’oro che, via Genova, arrivava in realtà dall’Africa, assieme a schiavi e avorio. Oro e argento ripartivano per la via, con direzione Cina.

Tutto questo intricato racconto per ricordare al mondo che siamo stati in grado, seppur con le nostre difficoltà e non certo nella pace più totale, di andare d’accordo e creare collegamenti meravigliosi già in passato. Non vanno certo dimenticati anche tutti i successivi avvenimenti storici, ma nemmeno questo senso di cooperazione va gettato nell’oblio.

Sarà stato un momento nostalgico, ma credo dovremmo tornare ad essere consapevoli di quanto tutti noi siamo interconnessi e di quanto di positivo e negativo possa derivare da un legame così esteso e potente.