Corrado degli Aleramici: da Marchese del Monferrato a Re di Gerusalemme (anche se per poco)

Per chi vive da una vita nella provincia italiana, alle volte i giorni sembrano ripetersi uguali. Il cambio di mentalità, le divisioni di genere e i radicamenti politici sono cose che si alternano lentamente.
Sembra ogni volta di abitare uno spazio che vive nel sospeso, fra la città e i suoi mutamenti più veloci e la nostalgia di terre lontane, in cui le occasioni, i sogni e le prospettive sembrano sempre più rosee. Allora ecco che alle volte, nel sospeso di una vita serena e lenta, interviene con uno scossone il passato.
La storia del nostro Paese ha visto nelle città d’arte il suo massimo sviluppo, ma è nella provincia che si sono raccolte le storie più disparate e suggestive, in quella parte della Penisola che vive tra la montagna e il mare, fra i boschi e i vigneti, dove sono nati i castelli, si sono combattute guerre e instaurate le signorie.
In questo mondo medioevale, la provincia italica si è distinta regalando a noi oggi ricchezze storiche e territoriali, ma anche uomini d’altri tempi, che ci fanno percepire come centrale quel nostro piccolo angolo di terreno sospeso tra futuro e passato.

È il caso del Monferrato, zona piemontese di vini e meraviglie gastronomiche, che cerca nel suo territorio, ancora tutto da scoprire, un riscatto turistico, forse anche inseguendo l’esempio delle vicine Langhe.
Proprio tra i castelli e i territori di questa provincia, in un tempo fatto ancora di spade e di fervore religioso, nonché di crociate, la figura di Corrado del Monferrato figlio del Marchese Guglielmo V e di Giuditta di Babenberg, viene ricordata per le sue imprese di notevole portata.
Tanto per iniziare, è coinvolto nel conflitto comunale assieme al Barbarossa, ma è anche artefice della rivolta contro l’imperatore (che non gli riuscì), finendo prigioniero e rilasciato dietro una grossa somma.
Da allora la famiglia si lega ai Comneni di Bisanzio, dinastia imperante dell’Impero Bizantino. Questi svolgeranno un ruolo importante nella vita familiare di Corrado, il quale, dopo aver visto partire il padre Guglielmo per Gerusalemme, in tempo di crociate (siamo nel 1185), ottiene il Marchesato sul Monferrato.
Intanto la dinastia Bizantina dei Comneni si rivolge a lui con la richiesta di un matrimonio, volto a riscuotere il supporto nelle lotte intestine dell’Impero. Spostatosi verso Oriente, a Costantinopoli preferisce in seguito lasciare il campo di battaglia, per seguire il padre in terra santa, veleggiando su barche Genovesi.

Sbarcato a Tiro, ultima roccaforte cristiana in terra santa, Corrado trova una situazione degenerata, di cui però ne prende immediatamente le redini, resistendo ai molteplici attacchi e assedi da parte di Saladino e delle forze mussulmane.
In quanto erede tedesco e parente di Guglielmo fu scelto come legittimo Re di Gerusalemme, per essere poi però riconosciuto come solo reggente della città di Tiro.
Infine dopo un tentativo di cattura ai suoi danni da parte dei mussulmani, salvato da Guido di Lusignano, legittimo re riscattato di Gerusalemme, venne lui offerta in sposa (rimaritatosi) Isabella di Courtenay, legittima erede al trono della città santa.
Non finite però le sue avventure tra i crociati, fu tacciato di codardia e scontratosi con Riccardo I «Cuor di Leone» per i suoi possedimenti, fu solo successivamente messo a riparo dalla mediazione del cugino Filippo II Re di Francia.

La mirabolante avventura di Corrado si conclude con la sua incoronazione come Re di Gerusalemme (il suo sposalizio con Isabella serve a garantire una continuità dinastica al trono).
Incoronato il 21 aprile 1192, viene ucciso il 28, a seguito di un’imboscata, forse architettata dalla setta degli Assassini.
La vita di Corrado, anche se condensata in poche righe, ci fa capire quanto la nostra provincia sia stata ricca di storie assurde e degne di una trama da film o serie tv, ma soprattutto di come, fra quelle terre sospese in cui viviamo, si celino vicende di un passato colmo di avventure che il mondo ci invidia. Sta a noi iniziare a farlo fruttare, non solo come patrimonio storico, ma anche come motore di un futuro rilancio turistico.