Il futuro del turismo secondo il capo di Airbnb

Dopo un’estate incerta ma tutto sommato senza troppe sorprese, il settore turistico continua a monitorare il proprio stato di salute, senza non poche preoccupazioni. Alle volte uno dei propri organi, come in un sistema biologico, può lanciare anche solo un segno, una previsione. Tale deve essere sembrata al corpo non certamente in salute del settore, che ha prestato sicuramente la dovuta attenzione alle parole risalenti a giugno di Brian Chesky.

Il capo di Airbnb ha infatti pronosticato un post pandemia dal punto di vista dei viaggi e dei pernottamenti completamente diverso da prima: «Le persone preferiranno i viaggi a meno di 250 km da casa, in luoghi immersi nella natura, borghi e con tempi più lunghi e distesi rispetto a prima, in cui magari negli stessi posti si dedicavano giusto il fine settimana o addirittura una veloce mezza giornata».

Tutto questo per chi è nel settore poi non fa nemmeno più notizia, ma le parole di Chesky tornano in mente dopo che alcuni giorni fa, una sentenza europea sembra aver dato il via ad un possibile cambiamento per quanto riguarda gli affitti brevi, specie in città.

Infatti, in Francia, dove la piattaforma di Airbnb conta circa 480.000 appartamenti, ha visto l’inizio di un cambio di regole sugli affitti, che dovranno essere gestiti con la complicità probabile del comune o delle autorità competenti del territorio, in maniera, o almeno sperano le parti interessate, da contenere la sempre più scarsa offerta di affitti a locazione privata a lungo termine. Ma se qui si tralascia la parte burocratico europea interessata e invece meglio analizzata dal Post, come si traduce sul turismo futuro un cambiamento del genere?

Probabilmente, dicono alcuni, sarà di maggiore aiuto alle piccole attività alberghiere che offrono servizi lontani dalle città. Se dovessero infatti trovarsi le volontà politiche per fare quella che potrà essere definita una messa in regola degli affitti brevi, o per meglio dire, di chi affitta (Airbnb, mette di fatto in collegamento domanda e offerta nel più dei casi), allora sarà facile prevedere un calo degli annunci a prezzo concorrenziale.

Ciò che è certo è che le città si stanno scoprendo sconfitte dal post pandemia in termini di presenze, al contrario delle località come la provincia che registrano un aumento anche tra la clientela giovanile, solitamente attratta dalle varie possibilità che fino ad ora la città ha sempre offerto.

Chiaramente, le parole dell’amministratore delegato di uno dei più importanti marchi della sharing economy di viaggio, oggi, dopo alcuni mesi, trovano accordo con quanto sta accadendo nei comuni cittadini. Dopodiché, la speranza di un chiarimento dell’offerta da un lato e dall’altro un ulteriore spostamento dai centri abitati di maggiore entità ai borghi sono segnali di un cambiamento strutturale nel prossimo futuro, nonché necessario.