Chiusi in casa per le scelte politiche degli ultimi decenni a cui non si sta rimediando

È brutale da esprimere senza mezzi termini, ma dobbiamo guardare in faccia la realtà. Anche se morissero diecimila persone al giorno, ai nostri governanti poco importerebbe, se il sistema sanitario potesse reggere questi numeri di deceduti che in precedenza erano quindi pazienti bisognosi di soccorso.

Errato, pertanto, crogiolarsi nell’illusione che chi sta ai vertici di Stato e Regioni agisca con candore e intenzione di proteggerci dal Coronavirus, di conseguenza chiuda tutto, perché diversamente non si potrebbe agire. No, cari connazionali, questo pensiero consolatorio vi deve abbandonare e lasciare spazio alla consapevolezza che stiamo pagando le scelte politiche intraprese nel corso degli ultimi decenni che ora manifestano i loro effetti catastrofici e a cui gli attuali leader non stanno rimediando.

Decisioni politiche, come dicevamo, dunque figlie della volontà umana, perfettamente evitabili tramite l’esercizio di questa.

Nel grafico qui riportato, possiamo osservarle cristallinamente.

Si chiamano tagli alla sanità, i quali, come potete osservare, hanno comportato una sensibile diminuzione dei posti letto nelle strutture ospedaliere. Ora, nel corso di un’emergenza sanitaria, i posti letto occorrono più che mai, ma, come è noto, scarseggiano e ci costringono, così, a sopportare misure restrittive molto invasive che arrivano fino al lockdown: è questo, infatti, il perno della questione!

Per ora la chiusura totale è prevista solo nelle cosiddette zone rosse, Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Calabria, ma non si può escludere venga estesa anche altrove. Allora, serve che tutta la popolazione italiana prenda coscienza del perché si giunge a queste gravissime privazioni imposte nei suoi confronti.

Qualora il grafico di cui sopra non dovesse essere sufficiente, riportiamo le dichiarazioni di personaggi pubblici tutt’altro che qualificabili come minimizzatori o, addirittura, appartenenti a quella modestissima congregazione di negazionisti.

La prima tra questi è Chiara Appendino, sindaca pentastellata di Torino. Ella, con un post sulla sua pagina Facebook, si è scagliata contro la Regione Piemonte, guidata dal centrodestra di Alberto Cirio, reo di non aver preparato la sanità piemontese al prevedibile avvento di una seconda ondata. L’Appendino esprime esplicitamente perché quel territorio sta per subire un’altra, dolorosa quarantena:

«Sono migliaia i piemontesi bloccati in casa da un sistema sanitario che, per stessa ammissione della regione, non sta reggendo».

Questo è sostanzialmente lo stesso pensiero elaborato da un altro membro del Movimento 5 Stelle, l’ex Ministra della Salute Giulia Grillo. Ospite, la scorsa settimana nella trasmissione di RaiUno condotta da Serena Bortone, ha così tuonato:

«Non dobbiamo restare a casa per paura di prendere il Covid, ma per non sovraccaricare il SSN che non potrebbe poi gestire altre patologie».

Veniamo, infine, a una donna che non appartiene alle istituzioni pubbliche, né a un partito, ma è un’attivista per i diritti civili: Cathy La Torre. Commentando una fotografia realizzata in un ospedale ligure al collasso, costei ha scritto le seguenti parole:

«Volete capire in che situazione siamo?
Volete capire in che situazione finirà tutto il Paese se non facciamo qualcosa? Se non ci autoregoliamo? Questa foto è stata scattata a Galliera, ospedale in Liguria. Non c’è più posto. Non ci sono più barelle».

A questo punto, ogni dubbio dovrebbe essere spazzato via: se rischiamo di non venire curati, se siamo chiamati al sacrificio della libertà, è perché stiamo scontando delle scelte politiche scellerate. Perciò, d’ora in avanti, prima di accogliere con fanatismo e autorazzismo l’austerità derivante da istituti come il pareggio di bilancio, di stampo europeista, dovremmo analizzarne le conseguenze su noi stessi.