Le fasi del viaggio dei migranti: dal deserto alla scomparsa di molti di loro

Quando in televisione si parla del tema dei migranti che arrivano in Italia, siamo abituati a vedere immagini di barconi più o meno grandi, nei quali i profughi sono stipati, ma l’immigrazione non è solo questo. Sono diverse le fasi del loro viaggio che bisogna prendere in considerazione. 

Il deserto

Il viaggio nel deserto è diventato pericoloso almeno quanto quello in mare. Ed è anche il più costoso: la rotta più economica è quella da Khartoum (Sudan) a Kufra (Libia sud occidentale) per cui ogni migrante, secondo il GITOC, spende mille euro. Da Agadez, in Niger, a Sebha, nel Fezzan libico, il prezzo arriva anche al doppio. Per gli eritrei e gli etiopi, poi, entrare in Libia è diventato proibitivo, anche in termini di economici. Così i trafficanti hanno aperto una nuova rotta verso l’Egitto. Da lì ci si imbarca per la Grecia o a volte fino all’Italia, al prezzo di circa 2 mila euro.
Per chi può pagare tutto subito, l’aereo è il mezzo migliore. Il costo varia dai 5 mila dollari circa per chi viaggia verso l’Italia via Turchia con passaporto e visto falso, fino ai 10 mila dollari per un viaggio dalla Nigeria, via Gran Bretagna, con visto falso.

Il Mediterraneo

Il mercato degli esseri umani nel Mediterraneo, dati Europol, vale sei miliardi di euro. Un quinto del mercato globale, stimato in 30 miliardi: un fatturato che rappresenta la terza industria illegale del mondo, dopo armi e droga. Gestire i salvataggi e l’accoglienza dei migranti nel 2017, dice l’ex Ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan, è costato all’Italia 4,2 miliardi di euro. Il business del traffico di migranti sta diventando un’attività sempre più redditizia per i criminali e sempre più difficile da gestire per le casse italiane ed europee. Ma il mercato è molto fluido: i prezzi, così come le rotte, cambiano velocemente. E non ci sono dati sistematici in grado di fotografare la situazione attuale, ma solo stime.
Secondo i dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2019 sono sbarcate in Italia 11.471 persone. Nel 2018 arrivarono 23.371 migranti, addirittura 119.247 persone nel 2017. Un calo del 51% rispetto al 2018 e del 90% rispetto al 2017.
Un ulteriore fattore da prendere in considerazione non è solo il viaggio verso l’Italia, ma ciò che accade dopo, e questo è ancora più importante dato che accade all’interno della nostra nazione.

Le conseguenze

Ogni mese il Ministero del lavoro e delle politiche sociali pubblica un report sui minori stranieri non accompagnati. Uno degli ultimi è quello del 30 giugno 2020 e soltanto in quel mese sono entrati in Italia 305 minori non accompagnati, ma ne sono già scomparsi 215 (al 27 luglio). «Minori stranieri, in Italia 15 mila di loro non accompagnati sono scomparsi in un anno»: questo è il titolo di un articolo di Repubblica. Il rischio è che questi minori potrebbero cadere nella rete della prostituzione, traffico di organi o dello sfruttamento. Purtroppo, questa è solo una delle conseguenze di una immigrazione incontrollata, la punta di un iceberg la cui base affonda le sue radici in un sistema gestionale non ancora capace di capire il fenomeno.