Gli Shardana: popolo di antichi guerrieri sardi?

In periodi incerti e poco chiari, siamo spesso portati a fantasticare o a vedere con romanticismo anche le storie di uomini più barbare e lontane dalle nostre odierne comodità, perché forse intrise di decisione, forza e visione del mare di opportunità come un’onda da solcare in trepidante ferocia.

Non è un caso che di questi tempi i vichinghi, i barbari o i più mediterranei popoli del mare siano oggi al centro delle nostre attenzioni fanatiche, raccontati nelle serie tv, nei romanzi e nei videogiochi.

Chi avrebbe mai detto che il mare da loro solcato, per perpetrare razzia, oppure per insediamento, potesse diventare un giorno tema di intrattenimento? 

Certamente la voglia di capire e conoscere cosa muoveva questi popoli è accesa ed è sotto i riflettori degli studiosi, ma gli uomini, le loro storie personali e di gruppo, il loro modo crudo e la loro ritualità barbara sono innegabilmente attraenti anche per chi li vede sotto una veste più romanzata.

Come detto, forse perché davanti alla scoperta, alle opportunità offerte dai mari e dalle storie di ricche e verdi terre, questi uomini non si facevano prendere dall’indecisione, bensì dalla voglia di conquista e dalla sete di ricchezza, almeno per le generazioni più giovani facenti parte delle loro tribù, clan e gruppi.

Ecco che allora scatta quella voglia di riscoprire quella forza di volontà, specie nei giovani spettatori di oggi, con un’ammirazione per tali imprese, tanto da fare la fortuna di serie come «Vikings» e altre recenti opere che si avvicinano anche alla nostra storia italica e romana. Ma sono esistiti gruppi facenti parte della nostra cara Italia e che si sono resi protagonisti di avventure e razzie?

Ebbene, pare che tra le pagine della storia ancora tutta da decifrare della Sardegna, vi siano gli ingredienti (forse quelli giusti), per un popolo di guerrieri famelici e conquistatori: gli Shardana.

«I ribelli Shardana che nessuno ha mai saputo come combattere, arrivarono dal centro del mare navigando arditamente con le loro navi da guerra, nessuno è mai riuscito a resistergli».

Almeno così recitano su una stele ritrovata a Tanis, le parole di Ramses I a proposito delle continue e costanti incursioni di tale popolo sulle coste egizie.

Ora, che questa descrizione e che questo popolo di pirati e di guerrieri siano davvero riconducibili alla Sardegna è ancora oggi oggetto di dibattito archeologico.
Gli elementi che ci avvicinano al popolo isolano sono diversi, controversi e curiosi.

Il primo su tutti è certamente nascosto nel nome e nella sua assonanza con la parola Sardegna, il tutto ancora più affascinante se accompagnato dalle parole che li descrivono come «il popolo delle isole che stanno in mezzo al grande verde», riferimento quest’ultimo al mediterraneo e riportato in uno scenario di Fulvia lo Schiavo.

Inoltre, secondo l’archeologo Giovanni Ugas, tale descrizione fa riferimento proprio ai popoli sardo – nuragici, a conferma di ciò sono da prendere in esame a sua detta i bronzetti ritrovati sull’isola e nei nuraghi, perché proprio raffiguranti i guerrieri dell’epoca, la cui descrizione citata dai faraoni e dagli egizi sembra combaciare perfettamente.

Non si può negare che da un punto di vista del costume sembrino infatti allinearsi le due diverse raffigurazioni che vedevano in comune l’utilizzo da parte di tali guerrieri di corazza, gonnellino, scudo circolare ed elmo cornuto, senza dimenticare la particolare spada a forma romboidale.

Se da un lato queste scoperte ci aiutano ad immaginare un popolo vissuto in un’epoca precedente a quella romana, lasciano tuttavia alcune lacune e spazio al dibattito, che vuole una parte delle teorie sull’origine degli Shardana come un popolo proveniente dalla parte orientale del mediterraneo.

Di certo l’archeologia nuragica e sarda ha davvero ancora molto da scoprire, nel mentre è facile accomunare un popolo di guerrieri impavidi, ribelli ed esperti navigatori alla genealogia e alla storia sarda, così isolata e ancora poco conosciuta, coperta da millenni di mistero e folclore agropastorale che sembra più vicino nei suoi riti propiziatori e iconici alle tradizioni norrene che a quelle a cui i continentali sono abituati ad assistere.