Gli effetti nocivi della plastica: ma il biodegradabile non è la soluzione

Si sa da anni e da anni se ne notano gli effetti nei terreni e nei mari: la plastica è dannosa per noi e per l’ambiente. Ma quanto è dannosa? E quali sono le soluzioni?

Secondo il nuovo rapporto stilato da dall’Endocrine Society e dell’International Pollutants Elimination Network (IPEN) «la plastica contiene e rilascia sostanze chimiche pericolose, comprese le sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino che minacciano la salute umana».
La ricerca descrive l’ampia gamma di effetti nocivi che gli EDC causano nel corpo umano.

Ma cosa sono gli EDC?
Come anche spiegato dagli scienziati che hanno svolto la ricerca, «gli EDC sono sostanze chimiche che disturbano i sistemi ormonali del corpo e possono causare cancro, diabete, disturbi riproduttivi e menomazioni neurologiche dello sviluppo di feti e bambini». Da ciò che emerge dallo studio, il collegamento tra queste sostanze nocive e gli additivi chimici presenti nella plastica è sicuramente comprovato.
Lo studio, oltre a portare prove schiaccianti, può vantare una collaborazione di menti internazionale: infatti, la ricerca ha visto la luce grazie a esperti che appartengono ad  600 ONG che vantano la provenienza di 124 paesi.
Sicuramente, il progetto ha visto la luce grazie soprattutto al contributo di nazioni con reddito medio-basso, che puntano la propria crescita nell’innovazione e che hanno come obiettivo quello di eliminare le sostanze tossiche dal mercato.

Tra le sostanze che rendono gli EDC tossici sono presenti sicuramente il conosciuto bisfenolo A oltre a vari ritardanti di fiamma, ftalati e altre sostanze come PFAS, diossine, stabilizzatori UV e metalli come piombo e cadmio.
Ovviamente, è fondamentale capire dove e in che quantità è possibile trovare queste sostanze. Sicuramente gli EDC sono contenuti in particolare in materiali comunemente utilizzati come plastica per imballaggi o costruzioni, pavimentazioni, confezionamento di alimenti, pentole, mobili, automobili, cosmetici e addirittura giocattoli per bambini.

Questi polimeri, che sono utilizzati sia per la loro attività antimicrobica sia per le loro proprietà coloranti, posso esporre l’uomo all’esposizione degli ECD sia nella fase di produzione dell’oggetto in questione, sia durante il loro utilizzo e persino durante la fase di riciclaggio.

Per tutti questi motivi la produzione delle bioplastiche sembrava rappresentare la vera chiave di volta in questi ultimi anni.
Tuttavia, da ciò che emerge, anche quest’ultime conterrebbero al loro interno additivi che presentano una struttura simile a quella incriminata e che potrebbero avere effetti nocivi nel sistema endocrino umano.

Un nuovo studio «Are bioplastics and plant-based materials safer than conventional plastics? In vitro toxicity and chemical composition?» pubblicato sulla rivista Environment International, infrange in parte le nuove speranze della Green Chemistry, lanciando una bomba: le nuove plastiche biodegradabili non sono più sicure di quelle convenzionali.

L’autrice Lisa Zimmermann nello studio mostra che dalle analisi condotte emerge che i polimeri a base di cellulosa e amido contengono in realtà molte sostanze che risultano essere presenti anche nella plastica normale. Anzi, secondo alcuni esperimenti, questi elementi potrebbero sfociare in reazioni ancora più tossiche per l’uomo.
Queste sostanze potrebbero sia agire direttamente sulle cellule umane sia disturbare le funzioni corporee umane agendo come una sorta di «ormone distruttivo».

Questi studi mostrano come la strada verso l’innovazione sia ancora molto lunga e come le nuove soluzioni ecofriendly debbano ancora essere migliorate e soprattutto studiate a fondo.