Strage di via D’Amelio: le ingerenze dei servizi segreti – parte 10

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Un’ulteriore vicenda che vede presente un soggetto estraneo a Cosa Nostra è quella relativa ad un personaggio ignoto presente nel garage di Via Villasevaglios al momento della consegna della Fiat 126 (rubata alla Valenti ndr), successivamente caricata con l’esplosivo. Come racconta il pentito Gaspare Spatuzza il 18 luglio 1992 «in maniera assolutamente attendibile, come si vedrà -diffusamente- nella parte della motivazione a ciò dedicata», l’ignoto non proferì parola durante la sua breve permanenza nel garage, dopodiché non lo rivide più, difatti ipotizza che possa appartenere alle istituzioni «se fosse stata una persona che io conoscevo (…), sicuramente sarebbe rimasta qualche cosa (…) più incisiva; ma siccome c’è un’immagine così sfocata (…). Mi dispiace tantissimo e aggiungo di più, che fin quando non si sarà chiarito questo mistero, che per me è fondamentale, è un problema serio per tutto quello che riguarda la mia sicurezza (…). Io sono convinto che non sia una persona riconducibile a Cosa nostra perché (…) c’è questa anomalia che per me è inspiegabile. C’è un flash di una sembianza umana (…) C’è questa immagina sfocata che io purtroppo… (…) C’è questo punto, questo mistero da chiarire (…) Ho più ragione io a vedere questo soggetto in carcere, se appartiene alle istituzioni, che vedendolo domani fuori». 

Peraltro, quest’ultimo spunto del collaboratore di giustizia, sull’eventuale appartenenza alle istituzioni di un terzo estraneo, presente alla consegna della Fiat 126, nel pomeriggio di sabato 18 luglio 1992, prima del caricamento dell’esplosivo, veniva approfondito dalla Procura, nella fase delle indagini preliminari di questo procedimento, sondando ulteriormente Gaspare Spatuzza, e anche sottoponendogli diversi album fotografici, con immagini di vari appartenenti al Sisde, senza approdare a risultati tangibili.

Di seguito viene fatto il punto sulle vicende che vedono presenti i Servizi Segreti, attraverso le varie testimonianze o tramite fatti certi, nei momenti antecedenti e successivi alla strage di Via D’Amelio. 

-Presenza di un personaggio ignoto nel garage in Via Villasevaglios non appartenente a Cosa Nostra. 

-Testimonianza di Garofalo, il quale dichiara di aver incontrato nel luogo della strage una persona che si è identificata, con il distintivo, come appartenente ai Servizi Segreti. 

-Testimonianza di Maggi, il quale dichiara, per la prima volta dopo oltre 20 anni, di aver riconosciuto 4 o 5 persone appartenenti ai Servizi Segreti, gli stessi che furono visti negli uffici di La Barbera dopo la strage di Capaci. 

-Tinebra, tramite un familiare di Parisi, chiede la mattina del 20 luglio 1992 al numero 3 del Sisde, Contrada, e al Capocentro del Sisde di Palermo, Ruggeri, di avviare le indagini sulla strage che coinvolse Borsellino e la sua scorta.

-Una chiamata di un imprenditore del settore degli abiti da sposa con la figlia, mentre è a bordo di una barca al largo di Mondello con Contrada e Narracci, la quale un minuto dopo la strage di Via D’Amelio lo avvisa dell’uccisione del giudice Borsellino.

-Perquisizione del Dott. La Barbera «Rutilius» (ovvero il nome in codice di La Barbera durante gli anni, 1986-1988, della sua collaborazione con il SISDE) e della sua squadra il giorno successivo alla strage nella carrozzeria di Orofino a causa di una sua denuncia di alcune targhe rubate, nonostante verranno trovate nel luogo della strage il giorno successivo alla perquisizione.

-Testimonianza di Petralia che racconta che partecipò ad un pranzo conviviale tra i vertici della Procura e i vertici del Sisde: «Fu un pranzo all’hotel San Michele di Caltanissetta… Un pranzo al quale partecipammo: il procuratore capo, l’aggiunto, io ed altri colleghi della distrettuale, tra applicati e titolari. C’era sicuramente Giordano… E c’erano i vertici del SISDE, tra cui Contrada, che allora non conoscevo».