Bianchi, attenti a ritenervi privilegiati!

Siamo tutti a conoscenza di ciò che si sta consumando negli Stati Uniti d’America in seguito alla morte dell’afroamericano George Floyd: migliaia di persone si stanno riversando per le strade per esprimere dissenso nei confronti della diffusa condotta violenta da parte della polizia, purtroppo manifestando non sempre pacificamente, ma anche usando la forza e cagionando non pochi danni.

Non solo oltreoceano si protesta contro i metodi brutali delle forze dell’ordine e in generale avverso le disparità di trattamento di cui è vittima la popolazione nera. Pure in Europa è approdato questo movimento che spopola sui social network con l’hashtag #BlackLivesMatter e la pubblicazione su profili e stories di uno sfondo totalmente nero come segnale di solidarietà. Infatti, le persone dalla pelle scura stanno levando la loro voce accompagnati da numerosissimi bianchi. Quest’ultimi si sentono in dovere di tendere la mano agli esseri umani che vedono discriminati e oppressi perché ritengono di far parte di una classe che gode di maggiori tutele i cui membri, in parte, schiacciano le minoranze, destinando loro angherie e ingiustizie per il solo fatto che esse possiedono una maggiore concentrazione di melanina nell’epidermide. Così, anche tanti nostri connazionali reputano di dover fare la loro parte per, in qualche modo, sdebitarsi della vita agiata e serena che è assicurata loro semplicemente perché bianchi.

Notiamo che non è raro che la condizione dei pallidi di carnagione venga da loro stessi denominata privilegio bianco, in contrasto, appunto, con i soprusi e il minor riconoscimento sociale comunemente attribuito ai neri. Che serva per veicolare un messaggio intenso è assodato, ma sarebbe opportuno riflettere attentamente sulle parole che si adottano, giacché queste si portano dietro molti risvolti che spesso non emergono immediatamente.
La condizione di privilegio è da identificare con quella di una élite al di sopra di una massa inferiore, la quale non ha accesso agli stessi standard di vita. L’élite si crogiola nel vantaggio, nel profitto, in una posizione sopraelevata rispetto ai soggetti di cui fa uso per sostentarsi e mantenere quello status.
Ecco, possiamo dunque asserire che essere bianchi sia un privilegio? Lo sarà per i CEO delle multinazionali, per i monarchi, per i direttivi delle organizzazioni internazionali e sovranazionali, per i banchieri, ma dunque appare evidente che in realtà, in questi casi di reale privilegio che scolla costoro dalle miserie della restante popolazione, il punto non è essere poco abbronzati, ma aver scalato carriere che si fondano sulla disuguaglianza e l’ingiustizia sociale. Se i bianchi fossero davvero una razza che si reputa superiore e che così si comporta, nessuno di loro giacerebbe nell’indigenza, lasciato senza cure perché sprovvisto di assicurazione sanitaria, né verrebbe malmenato dalle autorità, incarcerato da innocente, torturato e finanche ucciso.

Attenti! Etichettarsi come privilegiati potrebbe indurre a credere consolidato il proprio pacchetto di diritti civili, politici e sociali, ormai protetto e intoccabile, mentre non è affatto così. Sempre più le libertà e le garanzie che parevano conquistate si stanno rivelando tutt’altro che al riparo dall’attacco di chi ha interesse che i cittadini tutti siano privati di queste fondamentali tutele. L’attenzione verso le minoranze etniche e religiose, dunque, va sempre affiancata a una visione di lotta unitaria su tutti i fronti, affinché le battaglie dei meno non siano strumentalizzate per adombrare i diritti dei più, tra i quali, peraltro, sono compresi anche quei meno.
La contrapposizione, infatti, rammentiamolo sempre, non risiede tra bianchi e neri, ma tra sfruttatori e oppressi.