Casini, Sgarbi e Feltri contro il Governo, ma loro hanno rovinato il Paese

Il 17 aprile scorso, nel talk show «Stasera Italia», Pier Ferdinando Casini, Vittorio Sgarbi e Vittorio Feltri sono stati chiamati per discutere della situazione attuale sul COVID-19 e di come il Governo la stia affrontando.

Le critiche fanno sempre bene, soprattutto in momenti come questi, dove l’aiuto reciproco può essere importante, ma attaccare a «fondo perduto», dove le critiche non hanno fondamento logico e razionale, non porta alcun aiuto alla situazione attuale. È vero che il Governo può essere intervenuto a livello economico e sanitario in ritardo di qualche settimana rispetto a quella che doveva essere la sua linea di marcia, ma è altrettanto vero che sono state le politiche degli ultimi 30 anni ad aver incrementato l’inefficienza economica e sanitaria del nostro paese e in questi giorni ne stiamo constatando l’evidenza.

Ripercorriamo assieme, allora, la carriera politica di Pier Ferdinando Casini e di Vittorio Sgarbi.

Pier Ferdinando Casini

Casini, dopo la laurea nel 1980, comincia la sua attività politica nella Democrazia Cristiana diventando consigliere a Bologna. Diventa Deputato per la prima volta nel 1983, 37 anni fa, mentre nel 1994 divenne europarlamentare iscrivendosi al gruppo PPE. Ricoprì un’importante carica istituzionale nel 2001, quando il 31 Maggio viene eletto Presidente della Camera dei Deputati.

In seguito alla divisione dalla «Casa delle Libertà» di Berlusconi nel 2008, nasce la «Rosa Bianca», che assieme ad altri partiti fa nascere L’Unione Di centro (UDC), con la  quale Casini fu candidato Presidente del Consiglio. Nel 2011 ha spinto l’UDC ad appoggiare il Governo Tecnico di Monti(il quale approvò la riforma Fornero), e nel 2013 si è candidato alle politiche nella coalizione denominata «Con Monti per l’Italia», e venne eletto in Basilicata e Campania, scegliendo infine quest’ultima.

Il 16 dicembre 2016, insieme a Gianpiero d’Alia, fonda un nuovo soggetto, Centristi per l’Italia, con il quale, a differenza del suo ex partito, rimane in Area popolare a sostegno del governo Gentiloni.  Un altro incarico importante lo ebbe il 27 Settembre 2017, quando venne eletto Presidente della Commissione d’Inchiesta sulle banche.

Casini, durante gli ultimi anni di politica, ha auspicato la trasformazione dell’Unione Europea in Stati Uniti d’Europa, con la creazione di un organismo effettivamente sovrano che si sostituisca ai singoli organi politici nazionali.

A riguardo dell’ex Presidente del Consiglio Monti, dichiara:« E’ finita  la grande stagione del populismo, della demagogia e delle promesse mirabolanti. Sia a sinistra che a destra, dopo Monti, nulla sarà più come prima. E, in questo momento di crisi, non possiamo fare a meno dell’autorevolezza, della serietà e del prestigio portato nella politica italiana dal Presidente del Consiglio(Monti ndr), che è un interlocutore credibile in Europa e nel mondo e un importante punto di riferimento per l’oggi e per il domani.»
Casini, inoltre, si è opposto al matrimonio tra persone omosessuali, affermando nel 2012 che fosse incivile.

Vittorio Sgarbi

Sgarbi, oltreché famoso opinionista televisivo per le sua frase «zitto, capra», è stato Deputato della Repubblica dal 1992 al 2006. Dal 1992 al 1996 è stato Deputato con il Partito Liberale Italiano, dal 1994 al 1996 con Forza Italia, memorabile è stata la rissa tra lui e Umberto Bossi in questo periodo. Nel 1996 viene eletto con Forza Italia passando al gruppo misto poco dopo. Nel frattempo nel 1999 viene candidato come Sindaco di Ferrara con Forza Italia e una lista radicale, ma non diviene sindaco.

Dal 2001 al 2006 è eletto Deputato con Forza Italia, e divenne sotto segretario ai Beni Culturali tra il 2001 e il 2002. Tra il 2006 e il 2008 appoggia la candidata alla «Casa delle Libertà», Letizia Moratti come candidata Sindaco per Milano, ed alla sua vittoria viene nominato assessore alla cultura. Tale incarico però gli fu revocato dato che Sgarbi aveva falsificato una delibera della Giunta comunale. Tra il 2008 e il 2012 è stato Sindaco del Comune di Salemi. La durata della legislatura è durata solo  4 anni poiché il 23 Marzo 2012 il Consiglio dei Ministri sciolse l’amministrazione comunale di Salemi per infiltrazioni mafiose.

Sempre nel 2012 si candida come Sindaco di Cefalù, ma i giudici, sia al primo che al secondo grado, lo ritengono in candidabile in virtù dell’art.143 del D.Lgs .267/2000, che prevede l’incandidabilità al primo turno elettorale per gli amministratori di enti sciolti per infiltrazioni mafiose.

Il 29 Settembre 2017 ritira la candidatura da Governatore della Sicilia per appoggiare il candidato del centro destra Nello Musumeci, che successivamente alla vittoria lo nominerà Assessore alla Cultura

Per le elezioni politiche del 2018 viene candidato per il centrodestra nel collegio uninominale di Acerra, perdendo la sfida con il candidato all’uninominale del M5S Luigi Di Maio, 63,41% a 20,37%. Nonostante questa sconfitta viene comunque eletto poichè capolista del proporzionale di Ferrara e Modena. Il 6 Dicembre 2019  aderisce ad un’allenza all’interno del gruppo misto chiamata «Noi con l’Italia-USEI_Cambiamo!-Alleanza di centro», uscendo di fatto da Forza Italia l’ennesima volta.

Il 26 gennaio scorso è stato eletto come Consigliere regionale per Forza Italia in Emilia Romagna, ma, data l’incompatibilità con il ruolo di Parlamentare, ha deciso di rinunciare al Consiglio regionale.

Per ciò che riguarda le condanne, il 10 Dicembre 2009 è stato condannato dal Tribunale Civile di Torino a pagare 30.000 € a Marco Travaglio, come risarcimento della frase «Siamo un grande paese con un pezzo di merda come te». Il 6 Ottobre è stato condannato nuovamente a risarcire per 35.000 € Marco Travaglio per la seguente frase «Mi correggo. Travaglio non è un pezzo di merda. È una merda tutta intera».

Stiamo parlando dello stesso Travaglio che denunciò in diretta da Luttazzi il 14/3/2001 i vari rapporti tra Berlusconi, Dell’Utri e la mafia . Citando Luttazzi: «La querela è il male minore a questo punto che potrebbero farci (dato ciò che hai appena detto ndr). Siamo morti in questo momento, vuoi dirmi?»

Nel 2011, a seguito di una vertenza che durava dal 1994, Sgarbi si accordò a versare 60.000 euro a tre ex pm del pool di Mani pulite di Milano, Piercamillo Davigo, Gherardo colombo e Francesco Greco per la seguente frase «Di Pietro, Colombo, Davigo e gli altri sono degli assassini che hanno fatto morire della gente. Vanno processati e arrestati. È giusto che se ne vadano, nessuno li rimpiangerà. Vadano in chiesa a pregare per tutta quella gente che hanno fatto morire: Moroni, Gardini, Cicogna, Cagliari. Hanno tutte queste croci sulla coscienza. Ringrazio Iddio che, con questo decreto (Decreto Biondi), eviteranno essi stessi l’arresto per tutti gli assassinii che hanno commesso». 

Inoltre, durante l’EXPO a Milano, avrebbe intimato al suo autista di non fermarsi di fronte allo stop di 4 carabinieri. Così, nel Luglio del 2016, è stato condannato a versare 11.000 euro di risarcimento, 1.000 all’Arma dei Carabinieri e 10.000 ai quattro carabinieri.

Vittorio Feltri

Entra nel mondo del giornalismo cominciando a collaborare nel 1962 con l’Eco di Bergamo. Nel 1989 assume la direzione del settimanale «L’Europeo» facendolo passare da 78.000 a 130.000 copie.

Nel gennaio 1994, Feltri viene contattato da Paolo Berlusconi, editore de Il Giornale, che gli offre la direzione del quotidiano (direzione che Indro Montanelli ha deciso di lasciare). Feltri accetta e rimane al Giornale per 4 anni, durante i quali riporta il quotidiano in auge, da 130.000 a 250.000 copie. Rimase Direttore de «Il Giornale» fino al 1997. Dal 2000 al 2009 fu direttore di Libero. Per molti anni saltò da un quotidiano all’altro, ma è dal 2016 che è di nuovo direttore di «Libero». 

In un recente articolo, Feltri, rivolgendosi ai meridionali, dichiara: «Attenzione, manutengoli ingordi, a non tirare troppo la corda poiché correte il pericolo di rompere il giochino che fino ad ora vi ha consentito di ciucciare tanti quattrini dalle nostre tasche di instancabili lavoratori. Noi senza di voi campiamo alla grande, voi senza di noi andate a ramengo. Datevi una regolata o farete una brutta fine, per altro meritata.Qalche settimana fa è stato sospeso dall’ordine dei giornalisti per 6 mesi.

Per ciò che riguarda le sue condanne, ne citiamo alcune:

Nel 1996, direttore de «Il Giornale», è stato condannato per diffamazione a mezzo stampa nei confronti di Antonio Di Pietro, in cui si sosteneva che durante gli anni di «Mani Pulite» i verbali finissero direttamente in edicola e soprattutto all’Espresso.

Nel dicembre 2011, il Tribunale di Milano condanna Feltri a risarcire l’ex senatore dei Verdi, tra i fondatori dell’Arcigay, Gianpaolo Silvestri, con 50mila euro, per un insulto a sfondo omofobo pronunciato dal giornalista e rivolto al senatore nel 2007 durante il programma Pensieri&Bamba su Odeon TV.