Ius soli: caos in Senato. La Fedeli in infermeria

Bagarre in senato ieri a proposito di ius soli: la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli finisce in infermeria e ne esce incerottata e sotto antidolorifici, il leghista Gianmarco Centinaio lamenta una contusione, il compagno di partito Raffaele Volpi viene espulso – decisione poi ritirata per non sospendere i lavori – dopo aver urlato «vaffanculo» al presidente di Palazzo Madama Pietro Grasso. Intanto in strada protestano i manifestanti di CasaPound e Forza Nuova: contro i primi la polizia ha risposto con gli idranti, mentre i saluti romani e i cori contro la Boldrini dei secondi hanno portato a 50 denunce.
Questo è lo scenario mentre al senato si discute di ius soli: il disegno di legge per dare la cittadinanza ai figli di immigrati che nascono in Italia. Il Pd decide di accelerare in una delle battaglie più «di sinistra», i 5 Stelle – come avevano sempre annunciato – si astengono e la Lega non ci sta: quando, per evitare altri allungamenti, viene deciso di invertire l’ordine dei lavori, succede il finimondo.
I senatori del Carroccio si sono gettati contro i banchi del governo agitando cartelli che recitavano «No allo Ius soli»: il già citato Centinaio si è seduto di fianco alla ministra Fedeli per poi essere allontanato dai commessi di Palazzo Madama. Volpi invece, dopo essere stato espulso da Grasso, non è uscito dall’emiciclo: un comportamento come questo avrebbe comportato l’immediata sospensione dei lavori. Per evitarla il presidente del Senato ha dovuto revocare l’espulsione del leghista, pur ricordandogli che dovrà rispondere delle sue azioni «nelle sedi competenti». Subito le reazioni anche dei compagni di partito, con Roberto Calderoli in prima linea a fare un riferimento calcistico: «Neanche l’arbitro Moreno!». Immediata la risposta di Grasso: «Quando i calciatori si arrivano a nascondere l’arbitro deve comportarsi come può».
La ministra Fedeli è andata in infermeria dopo essere caduta durante gli scontri, dell’incidente il Pd accusa prontamente i leghisti.
Il voto definitivo sul testo è slittato al 20 giugno, ma è probabile che verrà posticipato a dopo i ballottaggi delle amministrative, in scena il 25.