Le dinamiche politiche e l’austerità presentano il conto

Una disastrosa ondata di maltempo, come sappiamo, si è abbattuta a partire dalla scorsa settimana su numerose zone della penisola, dal Veneto, passando per la Capitale, fino alle due isole maggiori. Oltre allo strascico di distruzione, con conseguenze ad alto impatto ambientale ed economico, le perturbazioni abbondanti hanno cagionato la morte di decine di persone: sono infatti ben 34 quelle che hanno perso la vita a causa dei fenomeni meteorologici solo nell’ultimo mese.

Le vittime che hanno maggiormente colpito la sensibilità del Paese, per le modalità della sciagura che le ha coinvolte, sono i nove parenti riunitisi nella serata di sabato 3 novembre in un villino di campagna nei pressi di Palermo: il fatto che è stata spazzata via dalla furia spietata del fango quasi un’intera famiglia ha scosso ulteriormente gli animi.
Sin dai primi accertamenti, si è delineato un quadro irregolare: quell’edificio non sarebbe mai dovuto sorgere in quel preciso luogo, risultava dunque abusivo. Ma c’è qualcosa di più raccapricciante: era stata emessa un’ordinanza di demolizione, ben dieci anni fa, tuttavia mai eseguita, tant’è che quelle persone prendevano ancora in locazione l’abitazione e periodicamente vi ci insediavano.

Questa tragedia si è consumata in Sicilia, ma il fenomeno dell’abusivismo edilizio, contrariamente a ciò che che si pensa, è sparso lungo tutto il territorio nazionale, così come osserviamo attraverso la seguente grafica.

 

È impressionante come nessuna regione (pur intensificandosi in Meridione) sia risparmiata da edifici innalzati non a norma di legge, senza il rilascio di permessi di costruire, in barba a vincoli paesaggistici, ambientali, di sicurezza. Ovunque, possiamo trovare casette che non rispettano la distanza prescritta da fiumi e torrenti, versanti montuosi, coste, producendo non solo danni immensi dal punto di vista meramente estetico, ma spesso cagionando ripercussioni come l’inquinamento, la deviazione di corsi d’acqua e la cementificazione selvaggia, la quale impedisce un regolare assorbimento in caso di precipitazioni, in particolare se intense come quelle verificatesi ultimamente.

Così, gli esseri umani, per la smania di erigere la dimora dei loro sogni in luoghi specialmente attrattivi oppure per avviare delle speculazioni, distruggono il patrimonio naturale e, perdipiù, ingenuamente, espongono loro stessi a pericoli ingenti. In tutto ciò, è lecito domandarsi che ruolo svolgano le amministrazioni locali. Sono queste, infatti, che dovrebbero vigilare sul loro territorio, scoraggiando e ponendo fine a queste condotte illegali, non solo per preservare l’ambiente, ma anche e soprattutto per proteggere i cittadini dai loro stessi progetti folli che, come stiamo capendo, potrebbero rivelarsi fatali.

Andiamo, dunque, a conoscere dei dati molto interessanti su questo punto.

Ancora una volta i numeri ci presentano una realtà molto infelice e negativamente sbalorditiva. Ebbene sì, le costruzioni illecite vengono individuate, le ordinanze di demolizione vengono anche emesse, peccato che il tassello finale, ossia l’effettivo radere al suolo, manchi, ad esempio in Campania, ben nel 97% dei casi. Avete capito bene: appena tre case abusive su cento vengono nella sostanza abbattute. Su scala nazionale, invece, il rapporto si abbassa leggermente, attestandosi al 80.4% sul totale delle ordinanze. Le ragioni di quest’inerzia sono facilmente deducibili, essenzialmente sono due: dove la criminalità organizzata è fortemente radicata e influente, distruggere le loro proprietà diventa un atto coraggioso, persino eroico, motivo per cui in pochi osano farlo; più in generale, ridurre in macerie abitazioni fuorilegge non paga mai in termini di consenso elettorale.

Senza dubbio, però, anche i costi influiscono su queste dinamiche. Non parliamo solo delle ruspe che dovrebbero polverizzare tutte queste murature illegittime, ma anche del denaro che dovrebbe essere sborsato, in generale, per una seria lotta al rischio idrogeologico in Italia. Frane, smottamenti, inondazioni colpiscono ogni anno il nostro Paese e, col peggioramento delle condizioni climatiche dovuto al riscaldamento globale, queste sciagure si stanno abbattendo sempre più frequentemente. Le suddette sventure, tuttavia, non dipendono solo dal tempo inclemente, ma dal fatto che non siamo preparati a fronteggiarle, dati l’incuria diffusa e un territorio martoriato dall’uomo. Ancora una volta, ci ritroviamo ad affermare che urgono investimenti che rimettano in sesto il paese, peraltro incrementando l’occupazione: sarebbero, però, compatibili con il pareggio di bilancio?