Le lettere di Georg Büchner, fra teatro e rivoluzioni

Lettere
Georg Büchner
Edizioni Clichy – 2017 – 12 euro

Breve e travagliata fu la vita di Georg Büchner, nato nel 1813 e ucciso dal tifo a soli 24 anni nel 1837. Scrittore e rivoluzionario, pochi anni gli sono bastati per diventare uno dei giganti della drammaturgia mondiale, con opere come La morte di Danton, l’incompiuto Woyzeck e il meno popolare Leonce e Lena, opere che vengono tuttora messe in scena in tutto l’Occidente. Da una parte l’arte, dall’altra la politica, nella vita di Büchner: combatté per l’amore della libertà e per questo nel 1935 dovette fuggire a Strasburgo in esilio, per poi morire a Zurigo due anni più tardi.
Con questa raccolta di Lettere, curata da Luca Moccafighe, Clichy ci permette di scoprire il lato più privato di Büchner, facendoci leggere le missive dirette (tra gli altri) alla famiglia e alla fidanzata. Un’«intromissione» nella vita dello scrittore che ci regala il Georg più intimo e sentimentalmente coinvolto. Bisogna tenere presente, poi, che dopo la morte di Büchner, la sua fidanzata Wilhelmine Jaeglé detta Minna si precipitò a distruggere gran parte delle lettere, nonché il diario dello scrittore. È probabile che tanta fretta non sia dovuta ai presunti contenuti politici di quei documenti, che non avrebbero aggiunto granché alla biografia di Büchner, bensì a qualcos’altro, che forse l’avrebbe messa in cattiva luce in quanto figlia di un pastore evangelico. 
L’ultima lettera, destinata proprio alla fidanzata, è qualche settimana antecedente alla morte: «Farò pubblicare al massimo fra otto giorni Leonce e Lena insieme ad altri due drammi», le scrive da Zurigo. Ma il 2 febbraio 1837, dopo una passeggiata con gli amici, Büchner torna a casa dicendo di non sentirsi bene. La sera è febbricitante: è tifo, e il ventiquattrenne morirà dopo ben 17 giorni di delirio.