Io, manifestante a Roma contro la legge elettorale

­Giornata di ordinaria protesta a Piazza della Rotonda, davanti al Pantheon in pieno centro a Roma.
Il Movimento 5 stelle ha chiamato a raccolta, per la seconda volta in una settimana, i suoi attivisti da tutta Italia, in vista dell’ennesimo sopruso compiuto dalla maggioranza del Senato: la fiducia sulla legge elettorale.
La piazza di fronte al Senato era tristemente e pesantemente militarizzata, così come già scritto in un articolo in questo blog.
È stato quindi allestito un palco, con tanto di megaschermo che mostrava le operazioni che avvenivano a Palazzo Madama, in modo che tutta la piazza, piena per l’occasione, si rendesse conto di ciò che accadeva.
Molti interventi si sono succeduti, ma quelli che hanno infervorato di più la folla sono stati sicuramente quelli dei Senatori portavoce, che si turnavano per raccontare ciò che avveniva (e tuttora avviene) dentro il Parlamento. Vedere Verdini, condannato per bancarotta fraudolenta, passare sotto lo scranno di Grasso a dire il suo “sì” è decisamente riprovevole e difficile da accettare.
In particolare, il Senatore Airola ha definito l’intera votazione “un’orgia politica mai vista prima, dal PD alla Lega a Forza Italia”.
L’appello più ricorrente è quello al Presidente Grasso: nel 1953 l’allora presidente del Senato Paratore si è dimesso alla prima fiducia richiesta dal Governo, in questo caso ne sono state poste ben cinque. Se Grasso avesse la schiena dritta si dovrebbe dimettere all’istante.
Un’altra figura istituzionale molto nominata è quella di Mattarella; naturalmente, in questo caso, la richiesta è di lasciare la penna al suo posto al momento della firma per la promulgazione della legge.
L’intervento di Roberta Lombardi, neo candidata governatrice del Lazio, ha destato molta attenzione: anche il Consiglio della Regione Lazio, a maggioranza PD al pari del Parlamento, vuole modificare la legge elettorale regionale, in modo da sfavorire M5s e soprattutto gli scissionisti della sinistra, alzando la soglia di sbarramento per costringerli alla maxi coalizione. Nuove larghe intese (per non dire inciuci) in vista. Come rimarcato più volte, gli stessi ideatori di queste leggi si chiedono, ipocritamente, il perché della disaffezione del popolo verso la politica.
L’atmosfera, come detto, era molto calda e gli interventi erano costantemente interrotti da cori come “onestà” e soprattutto “libertà”. Si invocava la libertà di poter scegliere i portavoce, scrivendo sulla scheda nome e cognome. Invece continuano a fare leggi in cui gli elettori sono costretti a votare con delle X inutili. Ricordo il caso della Finocchiaro, menzionato dalla portavoce al Parlamento Europeo Rosa D’Amato. In Sicilia il marito della Finocchiaro era indagato e per renderla più appetibile all’elettorato è stata messa in lista in Puglia, a Taranto. Il caso Ilva testimonia che non ha fatto niente per quelle terre.
In ogni caso, non si è parlato solo di legge elettorale. Menzioni speciali per il reddito di cittadinanza, vista anche l’approvazione di ieri del Consiglio Europeo, nonché per le proposte di legge sull’anticorruzione e sul conflitto di interessi.
Infine, sono state prese spesso in considerazione anche le prossime elezioni nazionali, nella speranza che questa legge elettorale (ma soprattutto le modalità di approvazione) si riveli un boomerang per i partiti.