La nascita di ALFI, associazione lesbica femminista italiana

Lunedì 30 aprile a Napoli si è tenuta la Conferenza stampa della nuova Associazione lesbica femminista italiana (ALFI).
Negli ultimi tempi una parte minoritaria del movimento lesbico si è allineato a un femminismo radicale, vecchio, escludente. In questo modo quella parte dell’associazionismo lesbico ha espresso posizioni contraddittorie rispetto a molte delle battaglie per i diritti del movimento LGBTI, acronimo che indica le persone lesbiche, gay, bisex, trans, intersex. Molte attiviste, però, hanno elaborato posizioni nuove e dal confronto tra vari circoli italiani ex Arcilesbica è nata una nuova realtà inclusiva. Nasce così ALFI, dal coordinamento di Le Maree Napoli, di LesbicheXXBergamo, di Lune – Lesbiche del Nord Est e di Omphalos LGBTI. Questo percorso condiviso si inserisce nel contesto femminista secondo un approccio intersezionale, presentando così le istanze di tutte. La mission di ALFI è certamente la lotta alle discriminazioni e il perseguimento del benessere psico-fisico delle donne lesbiche, bisessuali, transgender e intersex. A dividere il movimento è stato il tema del principio della libertà di autodeterminazione di ogni donna. Da un lato, la visione essenzialista considera donna solo le soggettività biologicamente femmine, tagliando fuori le donne transgender e intersessuali. Per donne transgender si intendono le donne nate maschi ma la cui identità di genere è femminile, mentre le persone intersessuali sono quelle persone i cui cromosomi sessuali, i genitali e/o i caratteri sessuali secondari non sono definibili come esclusivamente maschili o femminili. Un individuo intersessuale può presentare caratteristiche anatomo-fisiologiche sia maschili sia femminili. All’articolo 4 dello statuto di ALFI si legge «Difesa del diritto alla felicità, dei diritti umani e civili fondamentali e del diritto di autodeterminazione». Ciò significa che alla base di questa nuova realtà vi è il riconoscimento di tutte le identità che si riconoscono come donne. Infatti, tra i punti dello statuto vi è la richiesta di depatologizzazione della disforia di genere: depatologizzazione che non è demedicalizzazione, bensì la cancellazione della transessualità dal manuale diagnostico delle malattie mentali. Inoltre le alfiere sono impegnate nella lotta alla violenza di genere, che non è solo un problema delle coppie eterosessuali, bensì è una questione che riguarda tutte e tutti.
Questa nuova realtà lesbica non è separatista. Molto si è discusso circa la necessità di dichiararsi lesbica. Le identità di donne cisgender, transgender, intersex, lesbiche e bisessuali richiedono autonomia e l’autonomia politica non può che essere un valore. Nell’acronimo di ALFI la effe sta per femminista. Non esiste un solo tipo di femminismo, bensì esistono plurali modi di intendere lo stesso. L’auspicio è che questo processo, oltre alla sinergia con le realtà femministe ed LGBTI tutte possa portare anche il resto dell’associazionismo lesbico ad allinearsi su queste posizioni più avanzate. «Con alcune di esse – dichiara la presidentessa Chiara Piccoli – il processo è già avviato, ma certamente è aperto a tutte». Quindi non ci resta che fare gli auguri di buon lavoro alle attiviste di questa nuova associazione!