Quanto fa scalpore difendere il ruolo statale!

Sembra sempre meno mainstream affermare che lo Stato deve avere un ruolo attivo nella gestione economica delle risorse. Occhiatacce e pregiudizi verso chi si ostina a difendere il ruolo statale sono all’ordine del giorno in ogni trasmissione televisiva, molte volte da parte di chi, peraltro, ha ricoperto ruoli che gestiscono la Cosa Pubblica.

Prendiamo ad esempio l’ultima proposta, molto discussa, avanzata dal nuovo Ministro dell’Istruzione Fioramonti: la «tassa sulle merendine». Lo Stato ha diritto ad intervenire in modo così incisivo per, in qualche modo, penalizzare specifici prodotti? Dipende da come lo fa. Se dovesse diventare l’ennesima tassa per coprire buchi di bilancio o spese inutili, in un Paese che ha già una delle pressioni fiscali più alte d’Europa, allora non avrebbe molto senso. Ma, da come viene descritta, la funzionalità sarebbe utile in diversi ambiti: limitare il consumo di cibo-spazzatura da parte dei bambini (ma anche degli adulti), con la conseguenza risparmiare spese sanitarie per il futuro e, in più, usare il ricavato per investire nella scuola e nei compensi dei docenti. Allora sì, con delle finalità così chiare e verificandone periodicamente l’efficacia, può diventare una «tassa buona»; tanto più se le alternative più salutari esistono, senza colpire le fasce povere della popolazione. Lo stesso può valere per gli incentivi a chi fa innovazione per quanto riguarda l’ambiente e l’inquinamento: possiamo affermare quindi che sì, lo Stato ha tutto il diritto di dare un indirizzo economico in certi ambiti.

Allargando un attimo la visuale, possiamo affermare che l’efficienza delle Istituzioni Pubbliche è diventato ormai uno degli argomenti principali delle campagne elettorali. Il ruolo della Sanità e dell’Istruzione pubblica è sempre in cima alle agende e i contenuti sono spesso oggetto di riforme. Anche il Governo Gialloverde, a parole, diceva di aver a cuore questi settori, ma in ambito sanitario le semplici modifiche dei colori per le priorità di intervento, senza interventi massicci dal lato dell’assunzione del personale, rimangono inutili. Per non parlare poi dell’istruzione, con il Ministro Bussetti che dava la colpa dell’inefficienza agli insegnanti e non ai pochi investimenti.

A riguardo, durante la fiducia del Governo giallorosso al Senato, Salvini ha espresso quanto segue:  «Sentire, in quest’aula, questi toni nei confronti del privato, della scuola privata, della sanità privata, dell’impresa privata, non fa il bene di questo Paese». E tutto ciò è stato preso alla lettera da Zaia, Governatore del Veneto, che pochi giorni fa ha orgogliosamente inaugurato il primo Ospedale privato a Treviso, il quale avrebbe lo scopo di curare i casi di codice bianco e verde per «sgravare» il lavoro della Sanità Pubblica. Questo avrebbe senso se, contestualmente, venisse aperto un piano di investimenti e di riorganizzazione  su scala nazionale per migliorare, a sua volta, gli ambienti pubblici.

Lo Stato nasce, per forza di cose, per tutelare i più deboli, mentre il privato nasce per guadagnare. Andando avanti con questa logica, quindi, le garanzie verranno meno, con una sfiducia maggiore dei cittadini nei confronti della politica e con le fasce più deboli che ci rimetteranno sempre. Il nuovo Governo, purtroppo, non sembra partito con il piede giusto. Speriamo di essere smentiti dai fatti.