Storie di cattiva amministrazione in Veneto: dal Mose alla Pedemontana

Vi raccontiamo oggi delle storia venete. Partiamo dall’appalto vinto dalla «Serenissima Ristorazione», ovvero l’azienda che rifornisce tutte le aziende sanitarie pubbliche in Veneto. Parliamo di un maxi-appalto da 300 milioni che fa sorgere diversi dubbi riguardo la sua regolarità che parrebbe irregolare, difatti l’Autorità Nazionale Anti Corruzione dichiara «L’intera struttura della gara risulta viziata poiché viola il codice dei contratti pubblici e dei principi comunitari di libera concorrenza e non discriminazione ». Infatti, l’unico centro di cottura esterno, non di proprietà delle aziende sanitarie che produce il «cook and chill», è proprio il centro di Boara Pisani di proprietà della Serenissima Ristorazione. Durante l’ultimo Consiglio Regionale, nel quale si è votata una mozione che impegnasse la Giunta regionale a creare una nuova Gara d’appalto, i consiglieri di maggioranza hanno deciso di uscire.

Altra storia. «In alcune circostanze lo spavento e l’angoscia la fanno da padroni. Quando la pioggia è abbondante viene fuori da tutte le parti». Le gettate di cemento non sono le uniche paure degli operai, ma anche le condizioni incredibili in cui le mine venivano detonate, per non parlare della qualità dell’aria. Parliamo della galleria di Malo sulla quale dovrebbe passare la Pedemontana, attualmente la più grande opera in Italia in costruzione. Indagini partite da poco, ma che possono fare affidamento ad una lettera inviata dalla società di ingegneria SICS allo stesso Zaia, con la quale vengono denunciate varie attività non congrue, come l’attività di controllo e monitoraggio che risulta modesta, anche a causa della direzione dei lavori affidata all’esecutore stesso. Per ciò che riguarda la Pedemontana lo stesso Zaia ammette che la stessa ha intercettato dieci discariche abusive costruite non durante il suo operato, ma che dovrebbero essere almeno bonificate.

«Anni di polemiche, di parole, di idiozia, su quella che oggi è l’opera di ingegneria idraulica più avanzata della storia dell’umanità. Questo è il simbolo della nostra imprenditoria». A parlare del Mose è l’ex Presidente della Giunta Regionale Veneta ed ex senatore di Forza Italia, Giancarlo Galan, al quale sono stati confiscati beni per 2,6 milioni di euro per aver intascato una alcune tangenti per un totale da 1,5 milioni di euro. Un’opera che continua a regalare ai cittadini Veneti milioni di costi. Difatti la fine dei lavori era fissata al 31 Dicembre 2018 ad un costo di 4,9 miliardi, ma siamo già arrivati a 5,7 miliardi e la conclusione dei lavori sarà entro il 2021, salvo intoppi. A differenza di Toninelli, Zaia vuole che il costo del Mose venga messo a Bilancio Statale, e non suddiviso tra Stato, Regione, Comune, Città Metropolitana e Porto. Sia Zaia che Brugnaro, il Sindaco di Venezia, non ne vogliono sapere di aumentare le tasse ai cittadini, com’è giusto sia, anche se i cittadini hanno già pagato e stanno pagando tutt’ora le tangenti dell ‘ex governatore del Veneto e dell’ex Sindaco di Venezia Orsoni, poiché le catene del Mose si stanno già corrodendo e dureranno metà del tempo per le quali erano state progettate, da 100 a 50 anni.

A differenza dei costi della Pedemontana, che sono lievitati di alcuni miliardi (senza che i cittadini Veneti ne siano informati), Zaia non vuole far pagare agli stessi 800 milioni in più, ma ridistribuire il costo a tutti i cittadini italiani.
Da una parte c’è in ballo l’autonomia, che riguarda anche materie economiche, che restrebbero in bilancio alla Regione, e dall’altra ci sono i costi veneti che Zaia vorrebbe fossero distribuiti in tutta Italia. Un’autonomia strutturata in base alle discrezioni del governatore.