Strage di via D’Amelio: le ingerenze dei servizi segreti – parte 5

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Fava, chiedendosi se queste forzature, se non anomalie, avessero prodotto nell’immediatezza della strage elementi utili al futuro depistaggio, riceve dal Senatore Grasso questa risposta. 

GRASSO. «Sono aspetti assolutamente anomali… Nel sospetto ci potesse essere (nell’organizzazione della strage, ndr) una presenza di elementi esterni alla mafia e dei servizi, il capo della Polizia Parisi fa sì che lo stesso SISDE prenda in mano la direzione delle indagini». 

È di particolare importanza comprendere se di questa irrituale collaborazione ne avessero avuto sentore, addirittura, contezza anche gli altri magistrati che, in varie fasi storiche, si sono occupati delle indagini sulla strage di Via D’Amelio. 

La Dottoressa Ilda Boccassini, su domanda del Dott. Lari, dichiara che non occorreva l’informativa del Sisde per sapere che Scarantino era cognato del boss Profeta, poiché si conosceva già questo fatto, e inoltre, se proprio si doveva, era possibile verificarlo in altro modo.

TESTE BOCCASSINI I. – «Ricordo che c’era un’informativa che riguardava la parentela con Profeta, ma non è che ci voleva il SISDE per dirci che erano parenti, bastava un certificato anagrafico, era il cognato…». 

A non essere informata sui primi documenti che girano tra i Servizi Segreti e Tinebra non è solo la Dott. Boccassini, ma anche la Dott. Anna Maria  Palma, come riportato dall’interrogatorio fatto dall’avvocato Repici e dal Dott. Luciani. 

P.M. DOTT. LUCIANI. «Le chiedo, innanzitutto, se lei abbia mai saputo che nelle fasi iniziali delle investigazioni sulla strage di via D’Amelio venne richiesta una collaborazione ai Servizi di informazione e sicurezza». 

TESTE A. PALMA. «No, assolutamente no». 

P.M. Dott. LUCIANI. «Ha mai avuto modo di visionare o di leggere un documento del SISDE nel quale si ipotizzavano, tra le altre cose, rapporti di parentela, sia pur molto lontani, tra Scarantino Vincenzo e appartenenti alla famiglia Madonia di Resuttana?»

TESTE A. PALMA. «No, no, no». 

AVV. REPICI. «Lei, ex post, direttamente o indirettamente, ha mai saputo di contatti con il Procuratore Tinebra nel periodo, diciamo, luglio ’92 – dicembre ’92 del dottor Contrada?»

TESTE A. PALMA. «No, assolutamente no». 

A sapere di una nota trasmessa dal centro Sisde di Palermo alla Repubblica di Caltanissetta è invece il P.M. Antonino Di Matteo che, negli ultimi giorni di Permanenza a Caltanissetta, trovò un atto che faceva riferimento ad un probabile coinvolgimento di Scarantino per le indagini del 19 Luglio del 1992

TESTE A. DI MATTEO. «All’epoca non seppi nulla. Intorno alla fase finale della mia permanenza a Caltanissetta seppi, dalla lettura di atti, che c’era stata una nota dei Servizi, credo del Centro SISDE all’epoca di Palermo, che riguardava, tra l’altro, la possibilità del coinvolgimento di un tale Scarantino e non si specificava, naturalmente, a quale titolo né in quale modo, nella vicenda della strage di via D’Amelio del 19 luglio del ’92. Rimasi abbastanza, diciamo, sorpreso da questa cosa, che non avevo mai saputo prima. (…)». 

Oltre a questi primi contatti tra il Procuratore Tinebra e gli uomini dei Servizi Segreti, Ruggeri e Contrada, c’è un ulteriore evento che vede i Vertici della procura di Caltanissetta e quelli del SISDE seduti ad un unico tavolo, prima che Contrada sia arrestato.

Continua…