La ‘ndrangheta arriva a Verona, o forse no

La Lega è pulita e tale ne esce ancora una volta: qualunque cosa salterà fuori dalle indagini sulle presunte infiltrazioni mafiose in comune a Verona, Matteo Salvini e il Carroccio non si sporcheranno neppure un’unghia. Provvidenziale è stata l’espulsione, il 10 marzo, del sindaco scaligero Flavio Tosi, nonostante pochi giorni fa Umberto Bossi spiegasse che il provvedimento è stato uno «svarione, (Tosi, ndr) scriva a me per rientrare». Ora, se ha un po’ di sale in zucca, Salvini metterà un bavaglio al Senatùr: Tosi è la pecora nera e deve stare fuori dal Carroccio.
Secondo la Commissione parlamentare antimafia, presieduta da Rosy Bindi, tal Antonio Gualtieri – uomo del clan Grande Aracri, potente ‘ndrina di Cutro – si sarebbe messo in contatto con l’amministrazione di Tosi tramite l’imprenditore veronese Moreno Nicolis. Ma questo, ovviamente, non significa nulla. Però, visto che sono solo coincidenze, vale la pena notare che la riconversione dell’area di Forte Tomba da industriale a commerciale e l’ampliamento di un’altra area in cui si trova uno stabilimento di Nicolis, sono stati due «favori» (involontari, ovviamente) che l’amministrazione ha fatto all’imprenditore. Guarda caso: Nicolis aveva parlato con Gualtieri di questi affari prima che andassero in porto.
La Lega è pulita e tale ne esce ancora una volta, forse questa volta però una macchia di olio è rimasta sulla camicia.