Una scrittrice paranoica

Non so cosa succederà ora, dopo l’arrivo a casa del mio libro “Fuori dal Comune”; fra qualche giorno uscirà da queste mura per andare non so dove. Sembra quasi figlio mio, un figlio di carta. Inutile dire che ho smesso di studiare qualsiasi cosa stessi studiando per sfogliare lui, guardare lui. A breve diventerò paranoica, come quei genitori insopportabili che parlano solo del loro bambino. Parla di me, forse un po’ troppo, forse ci ho messo troppo di me, forse mi rovinerà. E poi come sarà la mia vita? Cambierà tutto? Niente? Qualcosa? Già lo sono paranoica. Ho telefonato a una mia amica per dire che le copie erano finalmente arrivate, dopo di ché abbiamo cambiato discorso. “Sai,” fa lei “il mio esame è saltato” E io “E’ la cosa più bella che io abbia mai visto” “Cosa? Un esame saltato?” “No! Parlavo del mio libro. Tu che cosa stavi dicendo?”. Una cosa è certa: guarderò i libri con occhio diverso d’ora in poi. Quando ne vedrò uno con duecento pagine dirò: “Sì, va bene, al massimo ne avrà scritte 90 su word.” E comincerò a detestare gli altri scrittori. Se scrivono male perché scrivono male, se scrivono bene perché sono migliori di me. Anche un’altra cosa è certa: non scriverò mai più nulla di così esplicitamente autobiografico, non voglio correre troppi rischi. E’ vero che mi sono inventata metà storia, ma voi non potete sapere quale metà. Così adesso mi trovo nella bella condizione di potermi inventare ciò che mi sono inventata ed è questo che mi piace di più. Il brutto è che non potrò più controllarlo, la gente ne darà svariate interpretazioni e alcune potrebbero anche darmi fastidio, come quella secondo cui il vero protagonista è il personaggio maschile, che è la figura meno vera di tutta la storia. E’ solo l’inizio e penso già al dopo, ho altre cose in cantiere, come “Scacchi Proibiti”, un fantasia a scacchi che sta uscendo in questi giorni su una rivista specializzata. Mi piace di più di “Fuori dal Comune”, ma proprio per questo non ho voluto provare a inviarlo a un editore grosso. Perché ne sono più gelosa, temo che lettori non-scacchisti potrebbero rovinarlo. All’inizio è stato quasi doloroso ammettere che ero più brava a scrivere che a giocare a scacchi, ma adesso ho accettato il fatto di buon grado. Appena ho altre notizie di “Fuori dal Comune” ve lo farò sapere. Trattatelo bene, anche le pagine troppo smielate. Piacere, sono una scrittrice e sono paranoica.

 

Cecilia Alfier