Visco capro espiatorio del disastro di Banca Etruria?

«Qualsiasi nome il premier farà, non ci saranno problemi. Anche se dovesse confermare Visco. Prenderò atto della decisione». Sembra sia finita così l’ultima stoccata dell’ultimo round su Bankitalia disputato tra Matteo Renzi e Ignazio Visco.
La diatriba tra le due parti è nata in occasione del rinnovo settennale della nomina di Governatore della Banca d’Italia, ruolo che Visco ricopre dall’1 novembre del 2011.
Da una parte vi è il governo, ovvero Paolo Gentiloni coadiuvato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che aveva già comunicato a Mario Draghi, presidente della Bce, a fine settembre, l’intenzione di riconfermare Visco, blindando di fatto la decisione della nomina, anche se Renzi fosse stato contrario.
Dall’altra parte, vi è la dura risposta di Matteo Renzi, nascosta sotto forma di mozione parlamentare presentata da Silvia Fragolent, fedelissima di Maria Elena Boschi.
Il testo recita: «L’efficacia dell’azione di vigilanza della Banca d’Italia è stata messa in dubbio dall’emergere di ripetute e rilevanti situazioni di crisi o di dissesto di banche sulle cui ragioni si pronunceranno gli organi competenti, ivi compresa la commissione d’inchiesta all’uopo istituita», e il suo significato più profondo sembra essere quello di un attacco personale a Visco.
Il movente sembra essere un articolo apparso sul Corriere della Sera sul dissesto di Popolare Etruria, che sembra riaprire il vaso di pandora dei disastri bancari nei quali è coinvolto anche il padre di Maria Elena Boschi.
Il dado ormai è tratto, il testo è pubblico e non è possibile per il Governo pronunciarsi negativamente e contrastare una mozione che deriva dal partito di maggioranza.
L’obiettivo di tutto questo è riuscire ad addossare tutte le colpe a Visco e far uscire la parte restante della ciurma pulita e limpida.
Sembra evidente che Bankitalia non abbia vigilato come avrebbe dovuto e questo è lampante, se si pensa a come l’istituto non abbia neppure sospettato della Popolare di Vicenza, che usava centinaia di milioni di prestiti per comprare azioni della banca, ed è cristallino, se si pensa alla denuncia perpetrata ai danni dell’amministratore delegato di Veneto Banca da parte del capo della vigilanza il 5 novembre 2013, che simboleggia come Bankitalia sapesse già quattro anni prima di come venivano gonfiati i conti nella banca veneta.
Un altro dubbio sorge dall’analisi del disastri di Banca Etruria: in questo caso, Visco scrive alla banca già il 3 dicembre del 2013, informando l’istituto di come non sia «più in grado di percorrere in via autonoma la via del risanamento».
Ergo forse non si è stati in grado di prevenire i disastri futuri nel migliore dei modi, tuttavia non siamo proprio sicuri che sia Visco l’unico responsabile.
Nel marzo del 2014, Pier Luigi Boschi e la figlia incontrano nella propria villa tre banchieri, che sembrerebbero essere il presidente e l’ad di Veneto Banca e il presidente di Banca Etruria per parlare della richiesta di fusione da parte di Bankitalia delle due banche con Pop Vicenza.
Inoltre, è emerso grazie a un’inchiesta di Ferruccio De Bortoli che, un mese prima del commissariamento di Etruria, la Boschi ha chiamato l’amministratore delegato di Unicredit per chiedergli di rilevare Banca Etruria.
La trama sembra infittirsi ulteriormente: Arturo Scotto, deputato di Mdp, ha presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere che la sottosegretaria Boschi non partecipi al Consiglio dei Ministri che si terrà il 27 ottobre per nominare il nuovo Governatore di Bankitalia. Il motivo è il conflitto d’interessi che altrimenti si creerebbe.
La Boschi, infine, ha reagito attaccando il M5s e rendendosi disponibile per un confronto tv con Luigi Di Maio, affermando che non è in possesso di nessuna banca e ricordando che suo padre è stato mandato a casa come tutti.
La situazione sembra essere nebulosa e nessuna risposta è ancora chiara, dunque non ci resta che aspettare per osservare i prossimi sviluppi.