Qualche riflessione sull’8 marzo

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Certe volte sono delusa da me stessa: quando tratto male le persone che mi sono più vicine, quando lascio che una cosa stupida mi tolga il sorriso. Sono delusa da me stessa quando lego la mia felicità esclusivamente a un uomo, perché questo atteggiamento è una porta spalancata alla tristezza. Non devo dimenticarmi di me stessa, mai. Anche se non subisco violenza, dimenticandomi di me, mi faccio male io stessa. Prometto che se un uomo non pagherà la cena o sbaglierà a sistemare gli asciugamani in bagno lo perdonerò, ma se sarà violento lo lascerò. Siamo un mistero per loro, lo saremo sempre, abbiamo in noi una fonte di sofferenza inesauribile, che solo alcuni poeti posso capire. Ma io sono più forte del mio male, della mia bestia, sono più forte di un uomo. Lui sa lanciare un peso più lontano, ma io so portarlo, mentre io partorisco, lui sviene. C’è solo un pezzo donna sulla scacchiera ed è il più potente.
Molte e molti hanno lottato perché le donne ottenessero (in Italia tardi) il diritto di voto, non lo sprecherò, votando con superficialità, non voterò una donna solo per il suo essere donna. Le quote rosa oggi si rendono necessarie finché la parità dei generi non sarà raggiunta, ma io voglio un paese dove le quote rosa non servano più.
Era considerato un disonore che la donna della borghesia lavorasse, un marito ricco che permettesse alla propria donna di lavorare era ridicolo, ma io lavoro, sto lavorando, lavorerò. Ho lasciato un libro in questo mondo, ma non mi fermo. La mia anima non mi permette di fermarmi.
Voglio una mimosa, ma non oggi che è festa, la voglio domani, quando la ricorrenza sarà finita.