Alleluia e lode al clientelismo firmata Vincenzo De Luca

«Fai quello che cazzo vuoi, ma porta 4mila persone a votare», è questa la frase pronunciata con tanta disinvoltura dal presidente della Campania Vincenzo De Luca in un incontro del 15 novembre scorso all’Hotel Ramada a Napoli, alla presenza di 300 amministratori locali a lui vicini per incitarli a utilizzare qualsiasi mezzo pur di far votare per il «Sì» al referendum costituzionale del 4 dicembre.

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Si dirà che non è altro che la normale dialettica, a tratti molto colorita, di un abile politico che ha fatto del suo linguaggio ruvido e senza peli sulla lingua, l’essenza stessa del suo personaggio, in un momento in cui il «politically incorrect» (vedi le recenti elezioni di Trump in America e il crescere dei movimenti populisti in Europa) ha preso il sopravvento su una sana discussione ponderata sulle questioni. Da ultimo le famose parole rivolte alla presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi (del suo stesso partito tra l’altro), letteralmente «da uccidere» per aver osato definirlo «impresentabile» insieme ad altri 16 candidati di vari schieramenti politici a poche settimane dalle elezioni regionali del 2015. Si tratta di infelici episodi in cui l’esuberante De Luca entra in puerili polemiche con i suoi avversari, sbeffeggiandoli e prendendosi gioco di loro, apparendo talvolta anche simpatico e spassoso agli occhi dello spettatore, entrando spesso in competizione con le iperboliche imitazioni del comico Maurizio Crozza.
Ma questa volta siamo di fronte ad un caso ben più grave dove c’è poco da ridere, in quanto parliamo delle strategie politiche, ai limiti della legalità, formulate dal governatore campano per racimolare voti in vista del referendum. Il fine, per De Luca, riesce a giustificare qualsiasi mezzo, a partire dal voto delle clientele, quanto mai appetibili in questo momento: «Prendiamo Franco Alfieri (ex sindaco di Agropoli decaduto per corruzione, ndr), notoriamente clientelare. Come sa fare lui la clientela lo sappiamo. Una clientela organizzata, scientifica, razionale come Cristo comanda. Che cosa bella».
Ma non finisce qui perché l’inarrestabile De Luca (da ex comunista ha ormai sepolto la questione morale di berlingueriana memoria) prosegue schiettamente il suo discorso imbonitore: «Pensiamo di fare un lavoro più organizzato sulle imprese, Che vi piaccia o meno Renzi, non me ne fotte. Faremo incontri con le professioni, Ordine dei medici, commercialisti, avvocati, anche perché prenderemo una decisione importante: daremo la possibilità di uso di fondi europei per gli investimenti fatti dagli studi professionali, cosa mai successa in Campania». E qui ci dovrebbe spiegare cosa centra tutto questo con la riforma che ci apprestiamo a votare!
«Qui  il 25% della sanità è privata. Io credo sinceramente che per come ci siamo mossi in questi mesi, ci sia rispetto da parte dei titolari di strutture private qualificate, e possiamo permetterci di chiedere a ognuno di loro, a ogni clinica, ogni laboratorio, di fare una riunione coi propri dipendenti. Ci sono 400 laboratori, sono tanti voti». Spiega, infine, un altro trucco per convincere gli elettori: «Lo so, sono stato demagogico con il piano del lavoro regionale (20 mila posti promessi, ndr) ma ho fatto come Berlusconi quando propose di togliere l’Imu sulla prima casa. In campagna elettorale non bisogna fare i conti altrimenti regaliamo il Sud ai 5 Stelle».
Ed è proprio la capogruppo del M5S in Regione Campania Valeria Ciarambino, che in un comizio nel salernitano per spiegare le ragioni del «No», attacca duramente il presidente della Regione: «Questa è una persona che in un normale paese civile sarebbe stata costretta alle dimissioni e allontanata per sempre dalla vita politica e invece il Pd e il presidente del Consiglio Matteo Renzi hanno fatto finta di niente, insabbiando queste parole.  Per De Luca, non siete altro che dei burattini da prendere e da portare a votare. Un motivo in più per opporci a questa schiforma che ci toglierà anche il diritto di votare i nostri senatori».

 

Ivan Piedepalumbo