Ambiente: l’Europa della «sottoEmissione»

Nel periodo subito successivo alla conferenza sul clima di Parigi e in un momento storico in cui si parla di cambiamenti climatici più che mai, l’Europa dà prova di viaggiare in controtendenza.
In questi giorni infatti gli europarlamentari hanno bocciato una proposta per ristabilire limiti più bassi sulle norme per le emissioni inquinanti.

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Dopo lo scandalo Volkswagen sui motori diesel, due giorni fa la plenaria del parlamento europeo ha bocciato una proposta della Commissione Ambiente volta a ristabilire limiti più bassi per le emissioni delle auto.
Bocciando la proposta, in pratica, la maggioranza dell’Europarlamento ha accettato un vero e proprio abuso di potere da parte delle lobby dell’industria e la Commissione europea, che ha accettato la decisione, ha dato l’impressione di essersi dimenticata del suo ruolo di garante dei trattati e dell’interesse generale dei cittadini, della loro salute e dell’ambiente in cui vivono.
Inoltre il messaggio che sembra trasmettere l’Unione Europea dopo lo scandalo del marchio automobilistico è una sorta di via libera per i bruxelles-parlamento-europeoproduttori: se non riescono a rispettare i limiti, allora quei limiti saranno tolti o innalzati.
Ciò che rende quasi ridicola la risoluzione è la rassicurazione precedente della Commissione europea, la quale aveva affermato che presto sarebbe stata attivata una clausola di revisione per far finalmente applicare il limite di 80 mg/Kg di azoto nelle emissioni.
Tutt’altro che rassicurante, quindi, la decisione presa, la quale viene giustificata in vari modi dagli europarlamentari, che affermano che ponendo in essere la proposta di limitazione si sarebbe perso molto tempo, mentre adesso si sono presi impegni chiari.
Chi ha votato in modo opposto, però, è sconvolto, e dichiara che con questa decisione il Parlamento ha preso una strada pericolosa: non tutelare i propri cittadini, ma sottomettersi al mero gioco dell’economia e della concorrenza.
Ancora una volta sono i diritti a soccombere sotto l’«Europa dei diritti».

Anna Toniolo