Ben venga la politica sui social network

Il 2019 è stato l’anno della scoperta dei social da parte della politica. Dai concorsi all’ultimo like e i selfie alla Nutella dell’ex ministro degli Interni Matteo Salvini ai messaggi di odio per la senatrice a vita e superstite dell’Olocausto Liliana Segre, l’invasione di Facebook e Instagram da parte di chi, in veste istituzionale o di comune cittadino, ha riempito le proprie pagine social con slogan e dichiarazioni politiche sembra aver avuto solo effetti negativi. Eppure non è così. Oltre Salvini e i leoni da tastiera che si accaniscono sulla Segre, sul Presidente Mattarella e sui migranti, esiste un volto buono dei social che, strano ma vero, posta contenuti su Instagram senza la pretesa di diventare Chiara Ferragni o di fare propaganda. 

Intervistata in merito al successo delle sue pillole di economia politica su Instagram, Imen Boularahjane, classe 1995 e una laurea in Economia e amministrazione presso l’Università Bicocca di Milano alle spalle, ha affermato: «Credo di aver colmato un vuoto. Le mie sorelle di 14 e 20 anni non guardano la tv né leggono i giornali: il loro canale di informazione sono i social». A prima vista sembrerebbe trattarsi della scoperta dell’acqua calda, ma l’osservazione della content creator è più acuta di quanto possa apparire. Se negare che i giovani stiano sempre attaccati allo smartphone sarebbe per ovvi motivi impensabile, ritenere che quello sui social sia tutto tempo perso sarebbe altrettanto riduttivo. Attraverso contenuti come quelli proposti da Imen Jane, così è conosciuta sui social, le stesse informazioni a cui si ha normalmente accesso attraverso una qualsiasi testata giornalistica diventano fonti di intrattenimento per una fascia di età statisticamente distante dai tradizionali mezzi di comunicazioni.

La formula è semplice: linguaggio facilmente comprensibile e stile comunicativo accattivante. Non è certo un caso che i movimenti sociali, sorti negli ultimi mesi e diffusisi attraverso le reti social, abbiano presentato un’importante componente giovane al loro interno. Le nuove generazioni hanno dimostrato di aver interesse per la realtà che li circonda e di preoccuparsene fin da giovanissimi quando, forse, il telegiornale sembra parlare solo agli adulti e i social appaiono di conseguenza come il rifugio perfetto. Così chi come Imen Boulahrajane o la parlamentare del PD, Lia Quartapelle, ha capito che i social potevano diventare più che un rifugio una fonte alternativa di informazione a prova di generazione Z, si trova un passo avanti rispetto agli altri. 

Sia ben chiaro che in alcun modo la sostituzione di giornali e altri media tradizionali sarà imputabile, né tantomeno realistica ed auspicabile, al maggior successo riscosso tra le nuove generazioni da Instagram stories di 15 secondi sulla Brexit, le proteste a Hong Kong o la guerra in Libia. In un contesto in cui, secondo i dati statistici, sono sempre meno gli under 30 che ricorrono a telegiornali e quotidiani per informarsi, una divulgazione social delle notizie rappresenta un indiscutibile stimolo e punto di partenza per riavvicinare i giovani al mondo dell’informazione. E allora ben venga la politica sui social: non si sa mai che, dopo aver letto un post sul taglio dei parlamentari a qualcuno venga voglia di andare in edicola e comprarsi un giornale.