Chi fu Salvini? Giravolte e amenità di un futuro ministro

«Noi ci rapportiamo alle tematiche classiche della sinistra, dalla forte presenza statale alla liberalizzazione delle droghe leggere». A dirlo non è un irriducibile esponente di sinistra, ma Matteo Salvini. Correva l’anno 1998, il futuro ministro dell’Interno era appena stato consigliere comunale a Milano nella giunta Formentini ed era leader della corrente dei «comunisti padani».
Marco Formentini chi? Quello che sempre nel 1998 ha celebrato il matrimonio tra Roberto Calderoli e Sabina Negri, a Cremona. Nozze con rito celtico, come imponevano i retaggi della Lega di allora, con Formentini in veste di druido e Umberto Bossi al pianoforte che suonava Va pensiero.

Non divaghiamo. Ora che Matteo Salvini sembra essere o l’antipasto del ritorno al fascismo o il salvatore della patria italica (non più padana), è bene ricordare chi è stato l’attuale ministro dell’Interno, uomo dalle mille risorse e dalle tante vite precedenti.

Da giovanissimo ha frequentato il centro sociale Leoncavallo di Milano, per poi iscriversi nel 1990 alla Lega Nord. Risale a tre anni dopo la sua prima esperienza elettiva, quando diventa consigliere comunale della già citata giunta Formentini. E da lì non si è più fermato: segretario cittadino e poi provinciale del Carroccio, poi per due anni eurodeputato, di nuovo consigliere comunale, poi un breve salto alla Camera (2008-2009) e di nuovo europarlamentare per 9 anni. E infine senatore, vicepremier e ministro dell’Interno. Un cursus honorum non da poco. Unica esperienza lavorativa al primo anno di università – studiava Storia alla Statale prima di abbandonare 16 anni fuori corso – al fast food Burghy. Nel 2016 querela Davide Vecchi del Fatto Quotidiano, reo di aver scritto che il segretario della Lega non ha mai lavorato. Querela archiviata.

Durante la sua prima esperienza da europarlamentare, Salvini si fa affiancare da un collaboratore (o portaborse) d’eccezione: Franco Bossi, fratello di Umberto. Uomo scelto sicuramente per le sue grandi conoscenze e competenze, Franco Bossi ha la terza media e al tempo gestiva un negozio di autoricambi nel paese natale e allenava la squadra di ciclismo della Padania.

Nel 2003 si sposa con la giornalista Fabrizia Ieluzzi, che finisce al Comune di Milano con contratto a chiamata per dieci anni con le giunte Albertini e Moratti.
Dopo il divorzio inizia una relazione con l’avvocata Giulia Martinelli, che è assunta dalla giunta regionale Maroni con chiamata diretta e l’anno scorso viene nominata capo della segreteria di Attilio Fontana, neogovernatore lombardo della Lega.

Prima di avvicinarsi a Marine Le Pen e di diventare l’«eroe» di Viktor Orban, nel 2008 Salvini dichiarava: «C’è ancora bisogno di una sinistra seria in Italia. E faremo campagna elettorale su temi di sinistra che la sinistra ha abbandonato».

Nel 2009, oltre a essere beccato a intonare «Napoli merda, Napoli colera, sei la vergogna dell’Italia intera», propone a Milano le carrozze della metro riservate ai milanesi. Manco fosse nel Sudafrica dell’apartheid.

Ora Matteo Salvini è ministro dell’Interno. Dopo 9 mesi di governo Conte fa ancora un po’ impressione pensare il Felpato Verde al Quirinale, ma questa è la realtà. E il suo mandato è perfettamente coerente con la storia politica del personaggio: un colpo a destra e uno ai 5 Stelle, che cercano invano di combatterlo usando le sue stesse armi senza rendersi conto che sul versante delle parole hanno perso in partenza. Matteo Salvini, come la rana della fiaba di Fedro, continua a gonfiarsi, a farsi sempre più bello, ma pure lui sa come finì quella storia.
Basta conoscere il suo passato per prevedere il suo futuro. Questo viene comunemente chiamato bluff.