Concorso pubblico e aspirazioni dittatoriali – Sarcasmo da Rotterdam

Lo spettro dell’arruolamento militare non si è ancora allontanato del tutto e Sarcasmo decide di correre ai ripari. Pensa: «Se avrò un lavoro, magari eviterò il campo di battaglia», come in un brutto libro fantasy di cui non ricordo il nome, e così prova ad avere un lavoro a tempo indeterminato nell’unico modo possibile in Italia: vincere un concorso pubblico.

Ha fatto una telefonata alla presidente della commissione esaminatrice, che è cugina del fidanzato del vicino di casa del barbiere di Sarcasmo, quindi praticamente un’amica di famiglia in cui riporre tutte le speranze per il proprio futuro lavorativo. Funziona così.
Quando è arrivata la mail di convocazione dei candidati, lui ormai non ci sperava più. Le date delle prove scritte dovevano uscire nel marzo 1980. Nel frattempo il falso certificato d’invalidità che ha presentato per saltare le prove preselettive è scaduto, ma per sua fortuna la chiamata è rimasta valida.

Si mette, controvoglia, in fila. Non ama le file. Se mai dovesse diventare presidente, cercherà di abolire questa orribile pratica, al pari della Costituzione. Quest’ultima idea gli è venuta la mattina stessa, quando ha scoperto che ci voleva il Green Pass e ha dovuto comprarne uno in tutta fretta su un gruppo Telegram. Tuttavia, scrutando il resto della fila, si rasserena molto.

Concorso pubblico
Il canale dove Sarcasmo ha comprato il Green Pass, insieme a un paio di pacchi di sale per scacciare i tumori. Fonte

Dei 590 candidati che si erano iscritti al concorso pubblico, ne saranno rimasti sì e no un centinaio. Subito dopo lo coglie una grave tristezza, perché le prove scritte sono due e lui sa per certo che non arriverà alla seconda. Perché i tizi davanti a lui hanno detto che non importa il ridotto numero di candidati, per essere assunti bisogna ottenere almeno ventuno punti su trenta nella prova. Quindi non basta fare fuori i nemici e telefonare, bisogna pure studiare davvero, maledizione!


Quando poi arriva ai controlli della sicurezza, scoppia il dramma e non per il Pass falso. Tutti i documenti che aveva diligentemente stampato per poi passare l’intera giornata a decifrare – nel lungo elenco mancava soltanto l’attestato del gruppo sanguigno -, tutta quella mole di carta che avrebbe potuto salvare l’Amazzonia non è valida. O meglio, lo è, ma si riferisce alla seconda prova del concorso pubblico. E qui l’ennesima mazzata: non importa come andrà la prima prova, Sarcasmo dovrà sostenere anche la seconda. Questo significa mangiare fuori e, soprattutto, non poter tornare dalla gattina appena adottata.

Concorso pubblico
Il gatto, tipico animale del cattivone. Fonte

La prova e i suoi ostacoli


Ma la cosa peggiore per Sarcasmo è che la prova prevederà domande aperte. Il che significa arrampicata sugli specchi. La verità è che lui non ha aperto alcun libro, aveva di meglio da fare: architettare un piano per conquistare il potere assoluto. Per inciso, quasi nessuno ha i documenti stampati giusti, a parte quelli che con tutta probabilità verranno poi verranno assunti. Potrebbe tranquillamente essere quella la vera prova, in quanto esibire documenti in regola secondo i dettami di un concorso pubblico è chiaramente segno d’intelligenza superiore.

Sarcasmo si prende un appunto mentale per la sua futura riforma della Pubblica Amministrazione: sostituire tutte le prove con quella della documentazione, e nel frattempo eliminare tutte le più insensate categorie d’impiegati amministrativi. Basta seguire la sua logica e uniformarli tutti alla categoria C, quella per cui si è candidato perché troneggiava in mezzo allo schermo.


Fortunatamente, alla fine il test è a crocette e tutto procede piuttosto bene. Nonostante il nostro candidato veda domande trabocchetto dove non esistono, i ventuno trentesimi sembrano decisamente alla sua portata. A un certo punto viene ostacolato dal controsenso, perché si rende conto che sta affrontando la prova su un tablet, anche se per arrivarci ha dovuto produrre tonnellate di documenti cartacei. Tuttavia supera anche questa, ricordando che Rotterdam è ormai lontana e nella penisola dov’è di casa da una vita i controsensi sono così tanti da non potersi contare.


Quando tutto sembrava finito, il dramma.

Il candidato illustri quanti giorni di ferie ha maturato un dipendente di categoria EP, con cinque anni di anzianità.

Sarcasmo suda copiosamente, agita gli occhi, non sa dove sbattere la testa. Ci sono dieci minuti per ritirarsi, ma lui rimane immobile al posto, non può farlo, non vuole farlo. Non può vanificare così quella giornata. Così scrive, calcolando in base ai giorni di ferie che lui stesso ha maturato durante un suo precedente stage, anche se non c’entra proprio niente. Poi si inventa due sigle di sindacati ed enti a caso, assemblando vaghe reminiscenze d’infanzia, per rispondere al resto del quesito. Spera solo che la presidente amica si ricordi della sua voce suadente al telefono e del pacco da Giù promessole in caso di assunzione.


I risultati si conosceranno solo ad aprile, si spera di quest’anno, ma del doman di un concorso pubblico non v’è certezza. Anche se a quel punto il destino di Sarcasmo potrebbe essere mutato radicalmente. É giunta l’ora di tentare di conquistare il mondo.