Cuba controversa tra eccellenza e repressione

Tutti coloro che hanno vissuto la fase dell’adolescenza con un minimo di interesse verso il mondo circostante hanno dovuto fare i conti con delle certezze: l’acne, i primi amori, le difficoltà scolastiche e il desiderio di ribellione, accompagnato spesso dalle immagini di romantici rivoluzionari barbuti, nei licei come nelle università, nei cortei di protesta come nelle isolate camerette di provincia. Quei volti appartenevano spesso ai fratelli Castro, a Ernesto Guevara. Quei volti, appartenevano alla Rèvolution Cubana.
A distanza di quasi sessant’anni dalla rivoluzione e viste le imminenti elezioni politiche di febbraio 2018, che per la prima volta dal 1959 condurranno un uomo che non porta il cognome Castro al potere, ecco una disamina dei grandi successi e dei fragorosi tonfi di uno degli episodi più dibattuti e influenti del ‘900.
Tra i pro del periodo castrista/socialista, senza dubbio spiccano la lotta all’analfabetismo e la creazione di elevati standard di assistenza medica. Le cifre sono eloquenti: per quanto riguarda l’educazione, il tasso di analfabetismo a Cuba è dello 0,2%. Il tasso di scolarizzazione nell’istruzione secondaria (fino ai 14 anni) è del 99,7% a Cuba. Circa il 100% degli alunni cubani raggiunge il liceo. Anche il Consiglio Economico e Sociale dell’Unione Europea riconosce che «queste cifre sono eccezionali tra i Paesi in via di sviluppo».
Il sistema sanitario cubano, invece, secondo la Banca Mondiale, sarebbe il migliore dell’America Latina: la mortalità infantile ha raggiunto cifre incredibili, (tasso di 4,3 per mille) collocando Cuba tra i primi 20 paesi del mondo, davanti agli Stati Uniti, che si fermano al 5 per mille.
Tutti i medici sono dipendenti dello stato, per una sanità gratuita che assorbe l’8% del PIL, che può contare su 220 ospedali, 500 policlinici e 15 istituti di ricerca, e che straordinariamente, riesce a coprire il 95% delle famiglie direttamente nel proprio quartiere di residenza.
Altri grandi vanti di Cuba sono la coesione sociale e l’incitamento statale alla pratica sportiva.
In un paese che prima del 1959 era in preda alle disuguaglianze ed allo strapotere dei latifondisti, essere riusciti ad includere chiunque in qualunque ambito della vita quotidiana, è un enorme successo.
Tuttavia, se è vero che Cuba si è liberata dal regime totalitario ed oppressivo di Batista, cionondimeno è stata però l’oligarchia di Fidel e Raul Castro. Cuba infatti, è un paese in cui la libertà di parola spetta a pochi, e quella di pensiero a nessuno:i giornali sono pochi, e fanno capo al Partito Unico.
Con il crollo del blocco socialista, infatti, Cuba rimase sola al mondo e le potenze occidentali inasprirono il gia duro embargo illegale che attanagliava la popolazione caraibica. Sapone, benzina, cibo: non c’era più nulla.
Il governo Castro si dimostrò un Davide incapace di abbattere ancora Golia e per tutta risposta divenne ancora più avaro di libertà per i propri cittadini. I diritti umani erano talvolta negati, in nome di una rivoluzione che aveva cessato di essere tale anni prima e gli incarceramenti di dissidenti lievitarono, quando il regime si dimostrò ancora meno propenso alla democrazia che in passato.
Come tutte le medaglie, anche questa ha perciò due facce: quella splendida, libertaria e quella grigia e post-socialista; oramai, comunque, non resta che attendere il 2018 per capire cosa rimarrà dell’utopia, dei sogni di generazioni di giovani e di quel paradiso in terra chiamato isla de Cuba.