Di Paola, M5S: «Siamo una forza anti-sistema che vuole cambiare il sistema dall’interno»

Le forze politiche siciliane scaldano i motori, cominciano ad annusarsi, a concertare vertici di coalizione, a misurare con il compasso distanze, a rintracciare con la bilancia equilibri.
Balzano fuori i nomi, i volti e le dichiarazioni di quanti intendono superare le competizioni interne, per raggiungere lo scranno più elevato, quello di Presidente della Regione.
Se nel centrodestra è in corso la contesa tra Nello Musumeci, presidente uscente e leader di Diventerà Bellissima, Gianfranco Miccichè, presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, e il sindacato di Messina, Cateno De Luca, nell’inedita coalizione giallorossa riecheggiano i nomi di Barbagallo, Fava, Chinnici e Cancelleri.
Nel Movimento 5 Stelle isolano, in particolare, in attesa della scelta del neo-presidente Giuseppe Conte in merito al primo referente regionale, in assenza dell’esplicita discesa in campo di Cancelleri, ostruito dal vincolo del doppio mandato, si assiste ad una sfida casalinga, per la corsa alla presidenza della regione, fra due deputati regionali al primo mandato, il palermitano Luigi Sunseri e il gelese Nuccio Di Paola.
Noi abbiamo intervistato Nuccio di Paola per raccogliere impressioni, commenti e delucidazioni sulla nuova atmosfera elettorale.

Nel cercare di carpire il messaggio che gli elettori siciliani hanno voluto trasmettere mediante le recenti elezioni, Di Paola tiene a ricordare i successi pentastellati di San Cataldo, Caltagirone, Lentini, Alcamo e Favara, come segni di un consenso solido e presente, tiene a difendere le prestazioni dei sindaci uscenti di Grammichele e Porto Empedocle, in quanto segni importanti di resistenza, ma soprattutto tiene ad esprimere apprezzamento per il modello Conte, definito come modello dell’ascolto e dell’inclusione, un modello vincente, che nelle prossime tornate elettorali potrà rivelarsi ancor più vincente.
Di Paola non lesina, poi, durezza in merito al fallimento politico dell’attuale maggioranza: «Queste elezioni lanciano un messaggio di sfratto al Governo Musumeci, colpevole di essersi isolato nei confronti di tutti i siciliani, compresi coloro che l’hanno sostenuto.
Musumeci si è proposto, nel 2017, con una coalizione incapace di stare in piedi, priva di una proposta di governo, una coalizione unita dal solo scopo di battere il M5S. Oggi vediamo gli effetti di questa loro inconsistenza, dalla gestione dei rifiuti ai fallimenti nella sanità.

È per questo motivo che auspico, all’interno della nostra coalizione progressista, non la creazione di una fusione a freddo, quanto piuttosto un vero lavoro di costruzione, un percorso di confronto, la proposta di un governo alternativo alle destre.

L’astensionismo è causato dal politico, che comunica unicamente mediante giornali, che pone se stesso su un piedistallo, vantando esperienza e doti di grande amministratore.
L’astensionismo si supera con il confronto, anche aspro, con i cittadini.
Il Movimento 5 Stelle, dunque, per conquistare gli astenuti, deve, costruire, insieme ai cittadini, visioni e progetti, a partire dalle esigenze e dai bisogni difficilmente espressi.
Entro i confini regionali, ad esempio, sono presenti, complessivamente, circa 20mila precari. Dobbiamo, pertanto, cosa che io ho già fatto, sederci intorno ad un tavolo con queste persone, con l’obiettivo di programmare insieme un percorso di fuoriuscita dal precariato, mediante la messa a disposizione di fondi per la ricerca di un nuovo lavoro e il reinserimento nel mercato del lavoro, ovvero, per chi è in età avanzata, prevedere un percorso di accompagnamento alla pensione e, più in generale, favorire e spingere, con riguardo a tutte le categorie, per la stipulazione di contratti a tempo indeterminato.
Il M5S, poi, ha ideato uno strumento, il Reddito di Cittadinanza, che sta sostenendo giovani e meno giovani, per una cifra pari a circa 600mila siciliani percettori. Per rinforzare questo sussidio, un sussidio che permette di essere un cittadino libero e dotato di dignità, dobbiamo dirigerci ad incoraggiare l’unione tra domanda e offerta di lavoro, un’operazione che sta venendo a mancare per l’inerzia di questa maggioranza, che non ha ancora bandito concorsi per i centri dell’impiego da circa 1200 posti.»

Anche il M5S ha perso contatto con le persone?
Di Paola crede nella possibilità che la guida contiana sia in grado di rispondere all’esigenza di mantenere interazioni di valore con la società civile: «Ci stiamo lavorando», risponde.

Negli ultimi anni di esperienza governativa, infatti, abbiamo assistito ad un racconto diverso rispetto a quello delle origini, abbiamo assistito alla narrazione di un partito anti-sistema che si è trasformato in parte del sistema, un partito come gli altri, confondibile tra i confondibili, invisibile, povero di potere negoziale in sede di trattativa, un piccolo partito dalla voce afona, che si accontenta del moderatismo e del meno peggio.
«Il M5S è stato ed è tuttora un unicum nello scenario politico italiano. In dieci anni, infatti, siamo passati dalle idee dirompenti di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, alla scoperta di Fico, di Maio e di Battista, fino all’arrivo di Giuseppe Conte, ossia abbiamo dato vita ad una forza in fermento, un contenitore dove vive il dibattito, uno spazio che accoglie la società civile.
Giuseppe Conte, ad esempio, non aveva mai fatto politica, eppure è diventato Presidente del Consiglio, oggi è alla guida del M5S, un fenomeno che non può avvenire in nessun altro partito.
Berlusconi governa Forza Italia da diversi decenni, mentre, nel Partito Democratico, nonostante l’influenza innovatrice del M5S, sopravvivono gruppi storici.
Insomma, la vecchia politica cerca di resistere ai giovani.
Il M5S è la nuova politica, il M5S, impegnandosi nell’attività di governo, ha cercato di cambiare, con mille difficoltà, le regole del sistema. Siamo riusciti, infatti, a diminuire il numero dei parlamentari, a ridurre i costi e gli sprechi della politica.
Siamo entrati, così, dentro il sistema, che è la Repubblica Italiana.
Siamo una forza anti-sistema dentro il sistema.
Siamo una forza rivoluzionaria nelle idee, moderata, al più, solo nei toni e nelle parole.
Io con le persone ho un confronto forte, perché credo in dei valori.
Se Musumeci se l’è presa con me, è avvenuto non perché ho usato modi offensivi, ma perché ho usato temi rivoluzionari.
Il M5S, dunque, è una forza anti-sistema nel sistema, unica, rivoluzionaria, moderata solo nei toni, ma soprattutto è una forza determinante.
Abbiamo posto in essere una legge di revisione costituzionale volta al taglio del numero di parlamentari, una legge che, tra l’altro, è stata confermata dai cittadini mediante un referendum.
Abbiamo realizzato e difeso il Reddito di Cittadinanza.
Abbiamo realizzato e difeso il Bonus 110, moltiplicatore dell’economia, uno strumento ideato da Riccardo Fraccaro, un nostro esponente che è stato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Abbiamo innovato in materia di giustizia e di etica pubblica, aspetto su cui siamo avanti anni luce rispetto a tutti gli altri partiti o movimenti italiani.
In Sicilia, infatti, il M5S è stato l’unico gruppo regionale a non accettare, in piena pandemia, l’aumento della pensione dei deputati regionali all’Ars»
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Le figure che voteremo e vedremo sceglieranno il nostro futuro.
Siamo pronti?