«Eletto da Cosa Nostra» secondo un pentito, Alfano vigilerà contro i brogli elettorali

«Angelino Alfano? È stato portato da Cosa Nostra che lo ha prima votato ad Agrigento, ma anche dopo. Poi Alfano ha voltato le spalle ai boss facendo leggi come il 41 bis e quella sulla confisca del beni». Questo è ciò che dichiara il pluriomicida di Barcellona Pozzo di Gotto, Carmelo D’Amico, diventato oggi l’ultimo super- testimone dell’inchiesta sulla Trattativa Stato-Mafia, la quale riguarda quelli che furono i patti tra mafia e istituzioni per porre fine alle stragi del ’92-’93, portata avanti dal 2013 grazie ai pm Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia, Vittorio Teresi e Francesco Del Bene.
Le dichiarazion di D’Amico sono scaturite anche a causa di sei arresti avvenuti a Corleone, dove alcuni esponenti del Clan di Riina progettavano la morte di Alfano, per non aver mantenuto ciò che aveva promesso: «Questo Angelino Alfano è un porco con le persone, che minchia glielo ha portato allora qua con i voti di tutti, degli amici. E’ andato a finire là insieme a Berlusconi e ora si sono dimenticati di tutti. Se c’è l’accordo lo fottiamo a questo, gli cafuddiamo (diamo) una botta in testa». Continuando con la conversazione, arrivano a paragonare il comportamento di Alfano a quello di Kennedy, dichiarando che sia stata la mafia americana ad ucciderlo nel 1965 per non aver mantenuto le promesse. Gli intercettati dichiarano infine di volerlo uccidere a Roma, ma data la scorta optano per un attentato nella regione natia, in Sicilia.
L’analogia a Berlusconi non è basata sul vuoto, poiché è proprio grazie al simbolo di Forza Italia (fondata da Berlusconi e Dell’Utri) che riesce ad essere eletto nel collegio di Agrigento, con l’aiuto di Cosa Nostra, nell’Ars Siciliana nel 1996 a soli 25 anni. Finito il mandato in Sicilia decide di candidarsi in Parlamento, dove nel 2001 fu eletto alla Camera dei Deputati sempre con lo stesso partito, come nel 2006. Nel 2008 venne eletto invece con il neonato erede di Fi, il Popolo della Libertà.
Proprio in quest’anno riceve la prima carica da Ministro, con il Governo Berlusconi, ottenendo il ministero della Giustizia. Durante questi anni, diversamente da ciò che si pensava potesse fare, al di fuori del Lodo Alfano dichiarato incostituzionale, ha inasprito il 41 bis e emanato una legge sulla confisca dei beni. Ciò portò Riina a definire Alfano «canaglia». Nel 2013, nel Governo Letta, viene nominato Ministro dell’Interno, rimanendo in carica anche con il Governo Renzi fino al 2016, quando il Presidente della Repubblica nomina Gentiloni nuovo Presidente del Consiglio e Alfano Ministro degli Esteri.
Con decisione unanime dei 57 paesi membri dell’OSCE, dal 1 Gennaio 2018 l’attuale Ministro degli Esteri Italiano sarà presidente di questa Organizzazione Internazionale Regionale. All’interno dell’ OSCE è presente l’ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti dell’uomo (ODIHR), il quale agisce nell’ambito del monitoraggio delle elezioni e dello sviluppo di istituzioni nazionali elettorali e democratiche, nonché per i diritti dell’uomo, fornendo assistenza tecnica per lo sviluppo di istituzioni giuridiche nazionali, promuovendo lo sviluppo di ONG e della società civile.
Da qualche mese in Italia si parla di questa Organizzazione Internazionale Regionale, in seguito alle dichiarazioni di Di Maio per chiedere il suo intervento per un maggior controllo nelle elezioni regionali in Sicilia. Ed è proprio in base a ciò che accadde in Sicilia, tra voti comprati, falsi e clientelismo, che Di Maio ha inviato una lettera all’OSCE con tutti gli episodi in cui è presente qualche forma di broglio elettorale, chiedendo la presenza della stessa per il controllo delle elezioni politiche che si svolgeranno probabilmente il 4 Marzo 2018.
Perciò, eletto grazie ai voti di Cosa Nostra, Angelino Alfano sarà a capo di un’organizzazione internazionale che probabilmente controllerà che non ci siano brogli da parte di Cosa Nostra nelle prossime elezioni.
Viva l’Italia.