Fra Martino al Quirinale, scegli tu, scegli tu

«Ho fumato 285mila sigarette, se fumi 10 sigarette al giorno non fa male. Quella postcoitale è una delle cose più belle della vita. E poi serve a ignorare la donna: tu sei stata bravissima, ma il padrone sono io». Queste le parole di Antonio Martino, tessera numero 2 di Forza Italia, ministro degli esteri del governo Berlusconi I e della difesa nei governi Berlusconi II e III, alla Zanzara su Radio 24 un paio di anni fa; oggi è il candidato dell’ex Cav al Quirinale. Martino non ha mai fatto mistero del suo cieco amore per il Silvio di Arcore: «Io considero chi si sottrae ai balzelli del fisco un patriota perché sottrae soldi al pubblico spreco. La frode fiscale – spiega nella stessa intervista – non esiste neanche come fattispecie, Berlusconi è stato condannato per la sovra-fatturazione, una delle forme più praticate dalla società e non è una cosa grave. Per me è grave che quattro mascalzoni per liberarsi di un avversario abbiano messo in scena a spese mie tutta questa montatura del piffero. Mi sembra più un’associazione a delinquere, i magistrati non hanno diritto allo stipendio perché usano il potere per fare politica. Non mi farei multare neanche per divieto di sosta, perché potrebbero darmi l’ergastolo. Volevano eliminare l’avversario politico. Allora mandiamo Berlusconi al confino così loro sono contenti; almeno nel fascismo c’era una maggiore trasparenza e il confino tra l’altro significava stare in bellissime isole con tutti i comfort».

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Che il buon Martino al Quirinale sia una chimera (per fortuna) è chiaro a tutti fuorché a quelli del Giornale che hanno subito estratto la lingua dal fodero per iniziare a combattere per la giusta causa (quella del loro padrone): citiamo alcune parti pregnanti dell’articolo di Nicola Porro presente nell’edizione odierna. Il fatto che Martino sia la prima scelta per i grandi elettori del centrodestra «ci riempie di soddisfazione»: Martino è «la bandiera dei liberali non omologati in Italia», la sua doveva essere la «rivoluzione liberale». Martino è un «ritorno alle origini» di Forza Italia nel ’94. Le idee del candidato al Quirinale sono «rivoluzionarie», ma il professore resta un conservatore: «Come tutti i liberali ha un grande rispetto per la storia». È un «economista sopraffino» (slurp!) e la sua candidatura «rende onore all’impegno politico del prof, ma fa anche onore a chi l’ha presentata e a chi la voterà». Poco dopo si chiude il tripudio, forse a causa dell’incontenibile orgasmo raggiunto finalmente dal Porro.
Forse al Giornale non si ricordano di quando, durante le perquisizioni nella villa del Gran Maestro della loggia massonica P2 Licio Gelli, fu trovata la domanda di iscrizione firmata da Antonio Martino. Era datata 6 luglio 1980 e il candidato al Quirinale affermò di aver cambiato idea subito dopo averla presentata. Saremo anche diffidenti ma se fidarsi è bene, fare i giornalisti veri è sempre comunque meglio.
Non che l’iscrizione alla P2 modifichi gli «indubbi meriti» in campo economico raggiunti dal «prof», come lo chiama il suddetto Porro; nutriamo però dei seri dubbi sulla compatibilità di liberalismo e di logge segrete che programmano colpi di stato. Forse siamo noi limitati.
Concludiamo citando un’ultima volta il nostro (Libero, 6 settembre 2007): «Ora che il comunismo è morto (tranne che nel governo italiano), i nemici del progresso, quelli che vogliono che i governi impongano, dirigano, regolamentino, proibiscano, quanto più possibile le attività umane, per giustificare le loro idiosincrasie ideologiche hanno abbracciato una versione apocalittica dell’ambientalismo». Fantastico. Chapeau.

Tito G. Borsa