Il voltafaccia della sinistra che rifinanzia la guardia costiera libica

Sono giorni frenetici per il Parlamento italiano: mercoledì è stata la volta del Senato e del tragicomico dibattito sul DDL Zan, giovedì invece quella della Camera dei Deputati che, ancora una volta, ha deciso di rinnovare il finanziamento alla cosiddetta guardia costiera libica prorogando le missioni militari italiane all’estero. Per sapere come andrà a finire con il disegno di legge contro l’omobitransfobia si dovrà aspettare martedì 20 luglio, giorno in cui il Senato si riunirà per concludere la discussione, sulle missioni militari in Libia il quadro è invece già fin troppo chiaro. Con il voto favorevole al rifinanziamento della guardia costiera libica, il corpo armato a cui da anni il governo italiano e l’Unione Europea affidano la gestione dei flussi migratori verso il continente europeo, l’Italia stanzierà dunque 10,5 milioni di euro, più di quanto abbia mai fatto in passato, a sostegno di quelle attività della milizia armata libica che l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha più volte descritto come «inimmaginabili orrori».

Di quanto accade in Libia e nei centri di detenzione per migranti si è ormai consapevoli ed è forse questo a rendere la decisione della Camera ancora più difficile da digerire: se contro i soprusi e la violazione dei diritti umani dei migranti sono tutti pronti a schierarsi a livello teorico, magari con un post sul canale social di turno, come è possibile che al momento di tradurre nobili ideali in azioni concrete solo 34 dei 630 deputati eletti abbiano deciso di stare dalla parte giusta della Storia? Formalmente i tempi della politica dei porti chiusi sono lontani e a Palazzo Chigi adesso siedono anche quelli che, pur avendo introdotto nel 2017 la legge Minniti sul contrasto all’immigrazione illegale, si erano infine mostrati pubblicamente indignati di fronte alle decisioni dell’allora Ministro degli Interni Matteo Salvini in materia di immigrazione. 

Quello del Partito Democratico e delle altre forze di sinistra è l’ennesimo voltafaccia rispetto ad una questione umanitaria che di politico avrebbe ben poco. Se è vero che fare l’opposizione stando all’opposizione è in un certo senso più semplice, se non altro perché di firme nero su bianco rischiando la poltrona non se ne devono mettere, è altrettanto vero che uno si aspetterebbe un minimo di coerenza nell’indirizzo politico dei politici eletti indipendentemente da dove questi siedano in Parlamento. Proprio un paio d giorni fa il Pd, nel vano tentativo di salvarsi la faccia e prendere le distanze dalla linea Salvini-Draghi, aveva annunciato di essere riuscito a far passare un emendamento con cui a partire dal 2022 si sarebbero delegate la gestione e il coordinamento della cosiddetta guardia costiera libica all’Unione Europea attraverso la missione militare Irini. 

Ed eccoci di fronte all’ennesima insensatezza: per un altro anno si chiude un occhio sul traffico di esseri umani nel Mediterraneo, sulle violenze, gli stupri e le morti di quanti mettono piede su un barcone sperando in qualche modo di approdare sani e salvi in un Paese in cui la loro sopravvivenza non sia appesa ad un filo, poi dal 2022 si recita la parte dei buoni, di quelli che con certi regimi non democratici non scendono a patti. Cosa accadrà nelle acque del Mediterraneo nei prossimi mesi già lo sappiamo, che almeno si abbia il coraggio di assumersi la propria responsabilità e di ammettere che, ancora una volta, si è preferito tenersi stretta la propria poltrona piuttosto che essere umani.