Interpretazioni autentiche degli €uropeisti

Il Sogno Europeo è un progetto che partì con una finalità sociale venuta meno strada facendo, oppure, al contrario, specie in Italia, è un percorso di mutamento del sistema economico?

Per rispondere a questa domanda cardine, che bisogna porsi prima di analizzare le vere posizioni sovraniste, che altro non sono che il ripristino del sistema pregresso legato alla Costituzione del 1948, dobbiamo necessariamente passare dalle interpretazioni autentiche dei personaggi che hanno collaborato alla creazione di questo apparato sovranazionale. In questo modo avremo l’opportunità di comprendere se ci fosse o meno una piena consapevolezza delle implicazioni dell’adesione all’Unione Europea (che non è l’Europa e non è neppure la vecchia Comunità Economica Europea).

Guido Carli, 1993: «L’Unione Europea implica il ripudio del principio di gratuità diffusa, con la conseguente riforma della sanità e del sistema previdenziale».

Ancora Guido Carli: «È stupefacente constatare l’indifferenza con la quale in Italia è stata accolta la ratifica del Trattato di Maastricht, rispetto al clamore e al fervore interpretativo che si è potuto registrare in Francia, nel Regno Unito, in Germania, in Danimarca, nella stessa Spagna. La cosa è tanto più difficile da comprendere se si considera che per l’Italia, più che per tutti gli altri paesi della Comunità, il Trattato rappresenta un mutamento sostanziale, profondo, direi di carattere “costituzionale”.
L’Unione europea implica la concezione dello “Stato minimo”, l’abbandono dell’economia mista, l’abbandono della programmazione economica, la ridefinizione della modalità di composizione della spesa, una redistribuzione della responsabilità che restringa il potere delle assemblee parlamentari ed aumenti quelle dei governi, l’autonomia impositiva degli enti locali, il ripudio del principio di gratuità diffusa (con la conseguente riforma della sanità e del sistema previdenziale), l’abolizione della “scala mobile”… la drastica riduzione delle aree di privilegio, la mobilità dei fattori produttivi, la riduzione della presenza dello Stato nel sistema del credito e nell’industria, l’abbandono di comportamenti inflazionisti non soltanto da parte dei lavoratori, ma anche da parte dei produttori di servizi, l’abolizione delle normative che stabiliscono prezzi amministrati e tariffe. In una parola: un nuovo patto tra Stato e cittadini, a favore di questi ultimi. Ebbene un cambiamento giuridico di questa portata con queste conseguenze, è passato pressoché sotto silenzio, senza conquistare le prime pagine dei giornali».

Tommaso Padoa Schioppa:«Nell’Europa continentale, un programma completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora. Ma dev’essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del ventesimo secolo
hanno progressivamente allontanato l’individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità».

Basta cercarle, le risposte, per trovarle. Questo dev’essere necessariamente il punto di partenza per una presa di coscienza più approfondita. Senza questo primo passaggio, tutto il resto non può avvenire. Il voto sarà in quel caso un esercizio pressoché inutile, condito da odio verso lo Stato brutto, che Stato non è più per la mutazione del sistema costituzionale avvenuta con Maastricht, come disse proprio Carli, firmatario per l’Italia del Trattato. Carli, che parlava della mobilità dei fattori produttivi: c’è un gran bel mercato allargato, se c’è decadenza in Italia, che fai? Prendi e vai in Germania, non per scelta legittima di vita, ma per necessità. Ecco, era la necessità di dover migrare fuori dal Paese per vivere ciò che non era concepito dal sistema pregresso. C’era lo Stato, con le piene potenzialità, che si faceva carico del suo popolo, che interveniva con le imprese pubbliche laddove c’era bisogno di creare occupazione senza pensare al profitto. Perché il fine dell’impresa pubblica era l’utilità sociale. Con essa il Mezzogiorno crebbe più del nord per un ventennio. Ma quel diaframma di protezioni erano brutte, disse Padoa Schioppa!

Uguaglianza sostanziale: Costituzione Repubblicana = Concorrenza: Trattati Europei.