Terremoto di Ischia: quali i danni per i beni culturali?

Pochi giorni fa, a quasi un anno di distanza dalla tragedia di Amatrice, un terremoto di magnitudo 4 ha devastato l’isola campana di Ischia. Oltre agli ingenti danni a persone, abitazioni ed edifici pubblici, anche i beni culturali presenti sull’isola hanno subito le conseguenze del sisma, con un aggravante particolare per le chiese. Il Ministero dei Beni Culturali ha attivato l’Unità di crisi regionale, della quale ha nominato a capo il prefetto Fabio Carapezza Guttuso, e sono in corso numerose verifiche e sopralluoghi.
La situazione più critica riguarda il comune di Casamicciola, dove la settecentesca Chiesa del Purgatorio è semidistrutta a causa del crollo del campanile. Il caso vuole che questa chiesetta sia già stata rimaneggiata a fine XIX secolo, in seguito al devastante terremoto che nel 1883 si abbatté sull’isola. Nonostante le dimensioni esigue, si tratta di un monumento importante poiché conserva all’interno numerose opere, tra cui una tela di Andrea Vaccaro, pittore napoletano del Seicento, che la storia narra essere stata l’unica a salvarsi durante il sisma ottocentesco.
Altri seri danni si sono registrati a Lacco Ameno: al complesso archeologico di Santa Restituta e al Museo Archeologico di Pithecusae, situato nel complesso di Villa Arbusto. I sopralluoghi si susseguono, ma c’è già la triste certezza della distruzione di alcuni reperti. Una buona, anzi ottima notizia in tutto questo marasma, però, c’è: si è salvata la famosa Coppa di Nestore (in foto), il tesoro più prezioso dell’isola conservato proprio al Museo di Pithecusae. Si tratta di una kotyle, una tazza, avente diametro pari a 10 cm e decorata da motivi geometrici, che tradizionalmente era usata dai greci antichi per bere vino durante i simposi. Venne rinvenuta nel 1955 nella necropoli di San Montano a Lacco Ameno, dove impreziosiva un ricco corredo funerario. L’importanza di questo capolavoro risiede nell’iscrizione retrograda (da destra verso sinistra) che reca su un lato e che la rende uno degli esempi più antichi di scrittura alfabetica: «Io sono la bella coppa di Nestore, chi berrà da questa coppa subito lo prenderà il desiderio di Afrodite dalla bella corona». L’allusione alla coppa descritta da Omero nell’Iliade è evidente.
Nonostante questa lieta notizia, la preoccupazione continua incessantemente a salire per la delicatezza del patrimonio e la fragilità delle opere più antiche. I Vigili del Fuoco, la Protezione Civile e i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale continuano a svolgere verifiche e a recuperare beni sepolti dalle macerie, pertanto la situazione è in continuo aggiornamento.